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Tavecchio, quando la caduta (di stile) è dietro l’angolo

Se ti chiami Carlo Tavecchio c’è poco da fare: è quasi una partita persa perché le cadute (di stile) fanno ormai parte del suo status. La bontà dell’uomo-presidente non si discute, certe sue uscite meglio evitarle. La prima volta che il presidente federale creò un certo imbarazzo fu quando all’assemblea della Lega Dilettanti, affrontando il discorso stranieri in Italia, disse: “Diciamo che Opti Pobà è venuto in Italia, prima mangiava le banane e oggi gioca titolare nella Lazio”. Polemiche e richiesta di dimissioni. Il presidente provò a dare altre interpretazioni senza riuscirvi, ma rimase saldamente in sella. Oppure quando nel corso di un’intervista in Rai, parlando del movimento calcistico femminile, disse che “finora si riteneva che la donna fosse un soggetto handicappato rispetto al maschio, invece abbiamo riscontrato che sono molto simili”. E anche in questo caso parlò di strumentalizzazione.

Idee e cadute

La verità dice che Carlo Tavecchio, se lo conosci e ci parli, è pure simpatico e ha idee che, se applicate, di certo migliorerebbero il nostro calcio ma con l’unico difetto-problema che non sempre riesce a far collimare la sua passione con parole altrettanto pulite. Insomma, la caduta è dietro l’angolo. Bisognerebbe dotarlo del “bip” televisivo per evitare di dare in pasto alla gente idee che magari neppure pensa. L’ultima, tanto per entrare nel vivo della discussione, l’ha fornita durante l’audizione alla Commissione antimafia. Il problema stadi e la relativa sicurezza continuano a far discutere. L’idea del presidente è giusta quando dice che i nostri stadi rappresentano un handicap sotto tutti i punti di vista. “Il nostro campionato si gioca in impianti inferiori alla media europea anche sotto il sistema della sicurezza. Il monitoraggio dei tifosi non può che essere individuale, altrimenti diventa drammatico. Sono stato in Turchia, dov’è attivo un sistema elettronico e chiunque è individuato nel posto in cui siede: dovrebbe essere attuato anche in Italia, impegnerebbe un centinaio di milioni di investimento per la Serie A. Nel 2012 potevamo prenderci gli Europei e avevamo predisposto investimenti per 800 milioni per adeguarli. Abbiamo perso gli Europei e tutto è stato accantonato”.

L’ultima gaffe: “Lap-dance negli stadi”

E fin qui tutto bene, ma la lingua scivola su sentieri sbagliati, in parte, ed ecco l’ennesima gaffe: “Gli stadi non debbono essere solo calcio, bisogna farci attività sociale durante la settimana, metterci di tutto, metterci una farmacia, il cinema, la lap-dance”. Gelo perché, se cinema, bar, ristoranti potrebbero aumentare il volume di affari delle società, la lap-dance proprio no. Perché aprire gli stadi a tutti, viverli per una intera settimana e non solo il giorno della partita, ci sta tutto; invogliare una famiglia a vivere l’impianto per poi imbattersi, magari con una figlia dodicenne, nella lap-dance non è certo un messaggio da lanciare. Ma Tavecchio probabilmente preso dalla foga, neppure si è reso conto di averne detta un’altra destinata a fare polemica. Passi tutto, ma la lap-dance in uno stadio assolutamente no. Una buona, però, il presidente l’ha fatta quando ha parlato delle scommesse sul mondo del pallone: “Il bello di oggi è che le scommesse vengono monitorate in tempo reale, addirittura durante la partita. Credo che il futuro sia applicare in modo più stringente le norme sul controllo. Oggi abbiamo la fortuna di avere l’informatica: si dovrà passare dal controllo attuale a quello informatico. Ricordiamo però che scommettere oggi non è più reato. Lo ha deciso il Parlamento, mica noi. Non siamo stati certo noi. E per quanto riguarda il bagarinaggio sono d’accordissimo che diventi reato penale, sarebbe un deterrente notevole”.

Scommesse, un passo indietro

Infinite, sempre sul filone legato alle scommesse, un passo indietro. “Abbiamo sbagliato quando abbiamo accettato la sponsorizzazione di Intralot ed oggi siamo qui a riconoscere che è stato un errore tanto che alla fine del contratto non lo abbiamo rinnovato (anche in seguito alle polemiche sorte lo scorso anno). E comunque, tengo a precisare – conclude Tavecchio – che quel milione e mezzo lo abbiamo destinato in beneficenza, tanto per essere chiari”. Concetti dai tanti risvolti ai quali non si può non credere. Resta il fatto che, dopo i tanti scandali che negli anni passati hanno investito il calcio e il mondo delle scommesse con alcuni tesserati, sarebbe stato opportuno rinunciare a quei soldi a maggior ragione sapendo che sarebbero stati destinati a opere benefiche. L’essere prima dell’apparire che, inevitabilmente, ti si ritorce contro. Come la lap-dance in uno stadio. Messaggio sbagliato, frase inopportuna che domani sarà smentita, magari parlando di palestra che in uno stadio ci starebbe benissimo. Come non ci stanno le parole di Tavecchio che prima o poi finiranno in un libro. Ma non saranno barzellette, perché da ridere c’è davvero poco.

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