Silvio Mendes Campos Júnior, conosciuto da tutti i tifosi come Sylvinho, è il collaboratore tecnico di Roberto Mancini all’Inter: un fedelissimo che l’ex fantasista di Samp e Lazio ha voluto portarsi dietro nella sua seconda esperienza milanese. Non è il suo vice, ma un consigliere con cui scambiare opinioni e idee durante le partite.
“Qui c’è grande qualità umana e tecnica – ha detto Sylvinho alla Gazzetta dello Sport – . Bisogna lavorare grado per grado e far capire ai giocatori che devono imparare a lavorare per stare sempre al massimo livello. Ovvero? Pensare che si gioca sempre un match di Champions: quando giochi lì, un errore è gol Ecco, questa squadra deve avere la mentalità votata a questo concetto: zero margini di errore. Quanto ci vorrà a questa squadra per arrivare in Champions? Un anno, massimo due. Non si insegna a diventare vincenti, quello lo si nasce. Mi sento ancora giocatore, so come ragionano i calciatori, ascolto i problemi e cerco di risolverli. Per venire all’Inter ho lasciato il Corinthians che mi voleva come tecnico. L’Inter per certi versi mi ricorda l’Arsenal ’99. Mancini quando si arrabbia si fa sentire, i pizzini però sono stati una genialata”
Durante la sua carriera il brasiliano ha conosciuto tanti allenatori, ognuno con delle qualità uniche. Così, secondo Sylvinho, il mistero perfetto dovrebbe “essere un padre come Rijkaard; avere la cura maniacale nella preparazione delle partite di Guardiola, uno che se stava ore a studiare avversari e contromosse; l’intelligenza gestionale di Wenger; l’intensità dinamica di Mancini. Roberto ogni tanto diventa matto se vede che qualcosa non migliora”.
Il difensore brasiliano debuttò nel mondo del calcio nel 1994 con il Corinthians, uno dei club della sua città natale, San Paolo. La sua prima presenza in nazionale invece risale al 1997 contro la Russia. Come tanti suo connazionali fuori classe, approda nel calcio europeo: è l’Arsenal, la sua prima squadra del nostro continente, dove gioca due stagioni fino ad indossare nel 2001 la maglia del Celta Vigo nella Liga spagnola. Arriva al Barcellona nella stagione 2004-2005, con cui conquista due campionati, una Supercoppa nazionale e due Champions League. Il 3 giugno 2009 però il Barcellona annuncia, dopo cinque stagioni e 8 trofei conquistati, il mancato rinnovo del contratto con il terzino sud americano che nello stesso anno si accorda con il Manchester City di Mark Hughes, dove, poco dopo, incontrerà proprio il Mancio.