Tripudio di colori per il gran finale di questo straordinario Mondiale russo, il primo senza l'Italia dopo 60 anni ma anche il primo, dopo una quindicina, a regalare qualche vera sorpresa. Una di queste è in finale, la Croazia meraviglia di Zlatko Dalic, l'altra si è fermata in semifinale, il Belgio di Martinez. Ma la vera rivelazione è stato il Mondiale stesso: intenso, ricco, tecnologico, con Var promosso con annessi e connessi (e con messaggio alla Champions) e tutti i corollari di sicurezza, tifoserie e organizzazione. La Coppa del Mondo di Russia 2018 ha trionfato su tutta la linea, pur non sapendo ancora chi sarà il campione del mondo. Che sia la Francia di Deschamps o la rivelazione croata un dato è certo: chi vince questo trofeo lo farà perché se lo è meritato, che sia una conferma (i Bleus) o un appuntamento con la storia da scolpire su pietra (la Croazia).
Il Mondiale delle sorprese
Bella la cerimonia di chiusura, con il Luzhniki di Mosca adibito a festa e stracolmo di colori di tutte le nazioni. Bello il canto russo accompagnato dal bongo di Ronaldinho, ovazione per Nicky Jam, Will Smith & Era Istrefi che cantano l'inno ufficiale del mondiale Live it up. “Bello tutto”, come direbbe il Marchese del Grillo ma, anziché andarcene insoddisfatti, tutti incollati ai teleschermi per l'ultimo atto di un Mondiale che, senza esagerare, è stato un po' una svolta per il mondo del calcio, ormai calato appieno nell'era della tecnologia e deciso nell'affermare che, ormai alla fine della seconda decade del nuovo millennio, il calcio che conta possono arrivare a giocarselo tutti, anche la Croazia e il Belgio, con pieno diritto forti come sono di tecnica, voglia e talento.
L'ex capitano tedesco, Philip Lahm, che lascia la Coppa al centro del campo segna anche un passaggio d'era: dalla potenza dei tedeschi alla tecnica di Francia o Croazia. Lo spettacolo è servito. Bello tutto ma ora si gioca. E allora via per chiudere in bellezza una Coppa che, di per sé, ha già vinto.