La proposta era davvero di quelle scioccanti. Alla fine, però, il malcontento popolare ha prevalso e l’ipotesi di clamorosa fusione fra i due storici club del rugby francese, lo Stade Français e il Racing 92, è definitivamente stata archiviata. A Parigi, dunque, le due antiche squadre continueranno ad avere vita indipendente, a conservare le proprie distinte tradizioni e a infiammare due diverse anime del pubblico della capitale di Francia. Il colpo di martelletto è arrivato nel pomeriggio del 19 marzo, quando i vertici delle due società hanno dato, in conferenza stampa, l’atteso annuncio, a seguito dell’incontro svolto tra il 17 e il 18 dello stesso mese fra tutte le parti in causa coinvolte. Troppo alto l’indice di insoddisfazione tra giocatori e tifoserie, troppo complicato portare avanti un progetto che avrebbe assunto davvero proporzioni gigantesche, probabilmente incontrollabili, se non altro a livello emotivo.
I rischi per lo Stade
Eppure, al di là delle più che legittime rimostranze dei tifosi, la decisione di unificare i due baluardi del rugby parigino aveva i suoi perché. Primo fra tutti, consentire un’ottimizzazione a livello economico, specie per lo Stade Français (team nel quale milita il capitano azzurro Sergio Parisse) che, a quanto pare, risente di alcuni “dubbi” sul proprio futuro a livello finanziario. Con lo sciopero dei giocatori terminato, dopo l’annullamento della fusione, la corsa della squadra verso l’obiettivo salvezza può riprendere ma il finale di stagione e, soprattutto, l’inizio della prossima restano un’incognita. Il quotidiano sportivo “L’Equipe”, ha sottolineato come la situazione del club parigino sia di estrema difficoltà in termini finanziari, come peraltro ribadito dal presidente della squadra, Thomas Savare, il quale ha detto, attraverso il giornale francese “Le Parisien”, che il finale di stagione “non è la sua prima preoccupazione”.
L’attenzione, infatti, è più che altro concentrata sulla ricerca di un acquirente per il club (che l’attuale patron acquistò nel 2011 per la cifra simbolica di 1 euro). Come spiegato ancora dal presidente nel corso dell’intervista con il quotidiano transalpino, la nuova linea da lui proposta (più giovani e formazione con budget ridotto) non ha avuto riscontri, lasciando di fatto la società a fare i conti con un passivo in bilancio che continua a essere pesante. E a costituire una base tutt’altro che solida per il futuro.