I Giochi Olimpici di Rio 2016 passeranno alla storia anche grazie a Popole Misenga, atleta della squadra dei rifugiati che ha superato il turno nella categoria 90 kg di judo, diventando il primo atleta rifugiato ad ottenere una vittoria in una garaĀ olimpica. Il ventiquattrenne africano, nato nella Repubblica Democratica del Congo, si ĆØ trasferitoĀ in Brasile da tempo. LasciĆ² la sua patria a causaĀ delĀ trattamento al quale veniva sottoposto allāinterno della squadra nazionale di judo. “Il nostro allenatore era diventato pazzo, spendeva tutti i fondi federali con le prostitute e per bere alcool – ha dichiarato in una recente intervista ai media -. Ai Mondiali del 2013 siamo stati per tre giorni senza mangiare, ĆØ impossibile essere performanti in una condizione simile”.
Quest’oggi ha battuto lāindiano Avtar Singh, mettendoĀ a segno uno yuko che gli ha permesso di ottenere un inaspettato risultato.Ā Misenga, di recente, ĆØ finito sui tabloidĀ di mezzo mondo. Infatti, ha fatto sapere di essere indebitato e di avere due mesi di affitto in arretrato.Ā “Ho paura di essere espulso, non saprei dove andare”, aveva dichiarato alla testata belga “La Libre”. āAnche noi rifugiati abbiamo diritto ad avere dei sogni, e nessuno puĆ² toglierceli. Io dimostrerĆ² al mondo che, lavorando duramente, ci su puĆ² arrivare”, aggiunse.
Quando aveva nove anni fu costretto a separarsi dalla sua famiglia e fuggire dai combattimenti in corso a Kisingani: fu ritrovato otto giorni dopo, nascosto in una foresta, e fu portato nella capitale Kinshasa in un centro per bambini sfollati. LƬ iniziĆ² a fare judo ma ogni volta che perdeva una gara il suo allenatore lo rinchiudeva in una gabbia per giorni, dandogli solo caffĆØ e pane. A causa della guerra e delle condizioni in cui era costretto a vivere, Misenga chiese lo status di rifugiato e lo ottenne. Si trasferƬ in Brasile e da allora si allena nella scuola di judo fondata da Flavio Canto, un ex judoka vincitore di una medaglia di bronzo olimpica.