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Pordenone eroico: all'Inter servono i rigori

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Incredibile tutto, già a partire dall'accostamento: Inter, prima in Serie A, contro Pordenone, quinto nel girone B della Serie C. Tralasciando l'abissale differenza nel tasso tecnico fra le due, per non parlare dell'astronomico scalino esistente fra i due budget e dell'evidente distacco in termini di blasone, quella andata in scena a San Siro, in un comunissimo martedì sera di Coppa Italia, è stata una partita che ha fatto di colpo sparire il freddo della notte milanese per aprire un pezzo di storia ai piccoli neroverdi del Friuli-Venezia Giulia, giunti al cospetto della banda Spalletti con il possibile marchio di vittima sacrificale e, invece, arrivati a un centimetro dall'eliminare dalla competizione una squadra che, al di sotto della massima Serie, non è mai scesa.

La strada verso San Siro

Intendiamoci: il Pordenone è arrivato agli ottavi di Tim Cup in modo tutt'altro che casuale, mettendo in riga squadre ben più blasonate come Venezia, Lecce e persino Cagliari, sconfitto 2-1 alla SadregnaArena. Un percorso netto, concluso soltanto ai rigori e preservando il proprio record d'imbattibilità: al Meazza, infatti, i neroverdi in maglia bianca concedono ai nerazzurri in terza tenuta soltanto uno 0-0 che, nell'arco dei 90 minuti, ha richiamato alla mente casi clamorosi visti nelle varie coppe nazionali, dal Calais del 2000 all'Alessandria di due stagioni fa. La vera sorpresa però, non è stato tanto vedere il Pordenone arrivare a giocarsi la qualificazione con l'Inter, quanto aver visto una squadra splendidamente organizzata, pericolosa in avanti e ben messa in difesa, propositiva e propensa a concedere ben poco ai mastodontici avversari.

Avanti di rigore

Nell'arco del match, gli ospiti non si limitano a chiudere gli spazi e a ripartire, come era forse pronosticabile: il Pordenone la partita se la gioca, i suoi interpreti dialogano bene e colpiscono anche un palo con Magnaghi. L'Inter, che Spalletti riadatta con un massiccio turnover, fatica a mostrare il consueto gioco e, pur collezionando qualche potenziale palla gol, non dà mai la sensazione di dominare la partita. Ci vuole l'ingresso di Perisic e di Icardi a far stazionare stabilmente i nerazzurri nella metà campo avversaria: il bomber argentino pareggia il conto dei legni con un colpo di testa il quale, tuttavia, non basta all'Inter per godersi una tranquilla qualificazione. Così come non bastano i supplementari e, per inciso, nemmeno i primi 5 rigori: il Pordenone, trascinato anche dalle due parate del portiere Berilli, porta i leader della Serie A fino al settimo penalty, incappando in un super intervento di Padelli e capitolando al tiro decisivo di Nagatomo. Nulla di male: i neroverdi se ne tornano a casa da imbattuti e consapevoli di un organico che, tra solidità e buoni talenti (come Berrettoni e lo stesso Berilli), può tranquillamente puntare alla promozione in Serie B. Per Spalletti, invece, si aspettano giorni di riflessioni sull'affidabilità di alcune seconde linee.

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