Riavvolgiamo il nastro e torniamo a un anno fa: Barcellona-Roma 4-1. Tutto facile, tutto semplice, qualificazione alla semifinale in tasca per i blaugrana. Nemmeno per idea: al ritorno Di Francesco fa il capolavoro, ingabbia la tattica di Valverde e porta a casa un 3-0 storico che vale ai giallorossi l'ingresso fra le prime 4 d'Europa. Barcellona-Liverpool, un anno dopo: 3-0 all'andata, 4-0 al ritorno. Per il Liverpool. Fattori diversi ma risultato identico, come nella più classica delle operazioni matematiche: il Barcellona cade di nuovo a picco in una gara di ritorno che appariva liscia come l'olio, al netto della forza di un avversario che, pure, era privo di gente importante. Non si sa perché né per come… Fatto sta che in finale ci vanno i Reds del mago Klopp che, questa volta, la magia l'ha fatta davvero. E ora aspetta un derby col Tottenham o una classica d'altri tempi con l'Ajax.
Dominio Reds
Pare quasi sia successo qualcosa da quando il Barcellona fece l'impresa che, forse, è annoverabile fra le più clamorose della storia del calcio, quando ribaltò il 4-0 subito dal Psg con un incredibile 6-1 al ritorno. Da allora, i blaugrana le rimonte clamorose hanno iniziato a subirle, subendo quasi un contrappasso. E il fantasma dell'Olimpico torna anche ad Anfield, dove il Liverpool stradomina una partita senza Salah e Firmino, oltre a Naby Keita e al lungodegente Oxlade-Chamberlain. Klopp si inventa Origi e Shaqiri in attacco a supportare Mané ma, alla fine, i protagonisti sono coloro che non ti aspetti. Il giovane belga innanzitutto, autore di una doppietta, firmando il gol che apre il match e quello che lo chiude, mandando in visibilio Anfield come non gli era forse mai capitato; e poi Wijnadlum, il jolly olandese che, lo scorso anno, sancì di fatto l'eliminazione della Roma con il suo gol all'Olimpico e che, dopo un'andata da falso nove, al ritorno fa quello che sa fare meglio, la mezzala-trequartista-cursore, segnando i due gol in mezzo a quelli di Origi.
Disfatta e trionfo
E il Barça dove stava? A impattare su Alisson, al quale i tre gol subiti al Camp Nou non sono andati giù. L'ex giallorosso abbassa la saracinesca, come si diceva una volta, respinge tutto e tutti, beneficiando anche di un po' di fortuna quando l'atteso prodigio Dembelé si divora il gol che avrebbe cambiato tutto. A questo, vanno ad aggiungersi la serata horror della coppia Piqué-Lenglet, totalmente in bambola sulla seconda rete di Origi (girata quasi da dentro l'area piccola) e anche prima, e pure la predicazione in un deserto assoluto di Messi, costretto a fare da solo. Cosa che non può riuscire nemmeno a lui e che infatti non riesce. In finale ci va il Liverpool perché ha preso la partita di andata come doveva: arrabbiandosi in modo ponderato. Il che vuol dire pianificare tutto nei minimi dettagli in vista di un ritorno che, al Barça, ha portato paura anziché voglia di scacciare tutte le streghe.