I Giochi Olimpici sono una ferita che ancora sanguina dal costato di Roma, dopo il no grillino all’edizione del 2024 per la quale Roma sarebbe partita in pole position. E’ andata, ma la ferita è tornata a sanguinare dopo che il Comitato Olimpico Internazionale ha deciso di dare l’ufficialità delle prossime sedi delle Olimpiadi, quelle del 2024 e del 2028. Ad ospitarle saranno Parigi e Los Angeles che praticamente hanno vinto la gara senza avversari essendo rimaste le uniche candidate. Rimane soltanto da decidere l’anno di competenza, ma c’è tempo e dopo il si di Losanna a Parigi e Los Angeles c’è solo da attendere il prossimo 13 settembre quando a Lima saranno decise le sedi delle due edizioni, con la Francia favorita per il 2024.
Il rammarico di Malagò
La grande occasione che Roma ha perso senza neppure scendere in campo. Lungi da noi l’idea di fare politica, di bacchettare chi ha detto no ai Giochi a Roma, ma di sicuro è mancato il confronto, il rispetto verso la più alta carica dello sport italiano che non l’ha presa bene. “Prendiamo atto delle decisioni del Cio di assegnare i Giochi a Parigi e Los Angeles – ha dichiarato il presidente del Coni Malagò – La scelta dimostra che il Cio ha inteso premiare la serietà e la coerenza delle due candidate-city. E a questo punto mi sembra anche naturale dare uno stop ad eventuali nuove candidature per il nostro Paese. Ne prendiamo atto, con rammarico e amarezza perché eravamo convinti di potercela fare. La nostra era una candidatura molto forte e Roma aveva tutte le carte in regola per vincere”. Purtroppo su Roma, dopo il no grillino, si è venuta a creare una situazione molto antipatica. “Il Cio si è sempre fidato del Coni, il nostro dossier aveva tutti, ma proprio tutti i requisiti per spuntarla. Ma quella partita non l’abbiamo giocata”. Una bocciatura che rischia di ripercuotersi anche in futuro su possibili scenari di Giochi in Italia. Basta poco per perdere la credibilità costruita nel tempo da uomini di sport.
Occasione persa
Il Coni aveva presentato un dossier chiaro che prevedeva, attraverso i fondi del Cio, di rimettere a nuovo gli impianti sportivi, a cominciare da quello stadio Flaminio che ora è una landa desolata di degrado e immondizia e ricovero per senza tetto. Non ci sarebbe stata nessuna costruzione speculativa, ma solo “un Villaggio degli Atleti – aggiunge Malagò – per ospitare undicimila persone che poi sarebbe rimasto alla città, magari da utilizzare come polo ospedaliero o universitario”. Amarezza nelle parole del numero uno dello sport italiano che aveva il chiaro sentore di una vittoria che dopo sessantaquattro anni, avrebbe riportato le Olimpiadi in Italia, a Roma, il cuore, la culla della civiltà. Punto e a capo. Occasione persa, perché Coni e Governo viaggiavano sullo stesso treno, unitamente al Comune di Roma che poi, al cambio di amministrazione, è sceso alla prima fermata e il no del Movimento che fa capo a Grillo non ha voluto sentire ragioni, né tanto meno sedersi a quel tavolo quanto meno per parlarne e dettare le regole. Che erano scritte e non prevedevano speculazioni edilizie. Ma la sindaca Raggi e il suo movimento, hanno preferito opporsi. E Roma anziché i cinque cerchi olimpici, si tiene le sue cinque stelle, che non brilleranno mai come le vere stelle del circo olimpico. Che Roma vedrà, ma solo in televisione.