Chissà che il k.o. in gara 4 non sia stata una mossa per regalarsi il trionfo sul parquet dell'Oracle Arena di Oakland… Fatto sta che è davanti al proprio pubblico che i Golden State Warriors vanno a conquistare il meritatissimo titolo Nba, piegando la resistenza di Cleveland 129-120 al quinto round. Alla fine ha vinto il più forte, davvero: il trio magico dei campioni in carica dei Cavs si è dovuto arrendere alla dominante azione di gente come Durant (39 punti), Curry e Iguodala, capaci di suscitare l'ammirazione e il riconoscimento incondizionato non certo di uno qualsiasi come LeBron James. Lo stesso James che, lo scorso anno, strappò il titolo proprio ai Warriors operando una rimonta incredibile e aggiudicandosi il “Larry O'Brien” Trophy, lasciando Golden State con il dente più che mai avvelenato e bramante vendetta.
La notte del trionfo
Il mix fra talento e strapotere fisico non è mai stato così evidente e gara 5 lo conferma senza ombra di dubbio, nonostante i Cavs ci abbiano provato in tutti i modi, disputando tutto sommato delle buone Finals. Nel match del trionfo, i ragazzi di coach Lue hanno dato per quanto possibile filo da torcere ai mostri di California, mettendo in campo tutto quello che avevano fin dal primo quarto, chiuso sul 37-33. La carica, però, Golden State la suona al 41esimo punto messo a referto dagli ospiti, con Durant che inizia lo show e porta i suoi a un parziale mostruoso di 28-4 che fiacca la resistenza strenua di Irving (scatenato nel primo quarto) e compagni. All'intervallo è 69-52, un punteggio che dà modo ai Cavs di non arrendersi e tentare una disperata risalita, sotto la guida di un James eroico. Il riavvicinamento, però, non riesce mai a essere definitivo: alla fine del terzo quarto, il tabellone segna 98-95 ma, all'inizio della frazione successiva, i padroni di casa allungano ancora con un André Iguodala padrone assoluto del parquet e Curry capace di inchiodare il punteggio con la mazzata del 122-108 a 4' dalla fine, fino al +14 degli ultimi secondi. Un paio di canestri segnano il risultato definitivo, dando il via alla festa dei più forti.
Golden State “monstre”
Per Golden State è il secondo successo in tre anni, dopo il successo del 2015. L'uomo-simbolo del trionfo in questa Nba è senza dubbio Kevin Durant, capace di assestare il suo rendimento in regular season e di farlo esplodere nelle Finals, andando a guadagnarsi il titolo di Mvp, da condividere con una delle formazioni più attrezzate degli ultimi decenni, con tanto di record annesso di 15 partite vinte in post-season. Il coach Steve Kerr si è trovato per le mani una macchina da guerra, con frecce pressoché infinite nel suo arco offensivo. Troppo anche per una squadra di tutto rispetto come Cleveland, guidata da un LeBron al top (record di punti ai playoff, più di Michael Jordan) e da un Irving esaltato dalle avversità, insufficienti però per aver ragione di una corazzata come quella di Oakland. A Golden State va la gloria, ai Cavs l'onore delle armi e, in fondo, è stato giusto così.