C'ĆØ stato un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui staccare assegni da 40 milioni per un calciatore significava aver quasi toccato il tetto massimo di spesa. E i “pezzi da 40” erano davvero giocatori coi fiocchi. Di sicuro l'avvento di investitori extraeuropei ha incrementato a livelli faraonici i margini del budget delle varie societĆ , innalzando gli standard legati ad ambiti che fino a qualche anno fa col pallone c'entravano il giusto. Oggi come oggi, perĆ², quello delle offerte monstre ĆØ diventato un discorso del tutto marginale.Ā Se si pensa ora, dopo i vari affari Bale, Neymar, Pogba e Coutinho,Ā all'investimento fatto dal Real per strappare Cristiano Ronaldo al Manchester United viene quasi da sorridere: 94 milioni di euro, una cifra da capogiro dieci anni fa e ora letteralmente surclassata da acquisti che staccano di gran lunga la soglia dei 100 milioni. Ma basta andare indietro di un paio di anni per trovare paragoni ancora piĆ¹ incredibili: basti pensare che, nel 2007 e nel pieno della sua carriera, il Bayern Monaco riuscƬ a mettere sotto contratto uno come Franck Ribery per “solo” 25 milioni di euro versati al Marsiglia. Un paio d'anni dopo, sempre il Bayern piazzĆ² il colpo Robben con un assegno al Real che ai 25 milioni nemmeno ci arrivava.
Il giro di boa
Nello stesso ideale “tempo” preso in considerazione, era uso comune a quasi tutte le squadre accumulare un tesoretto per piazzare un bel colpo in attacco, al massimo a centrocampo. Ma anche in questo senso c'ĆØ stato un giro di boa: anno 2014, David Luiz, difensore centrale, dal Chelsea al Psg per 50 milioni di euro, somma che fece saltare chiunque dalla sedia considerando il ruolo del giocatore. Il brasiliano diventa il difensore piĆ¹ pagato della storia del calcio, superando il record di 46,5 milioni che apparteneva da oltre un decennio a Rio Ferdinand. Letteralmente un giro di boa, perchĆ© da quel momento fra difensori e attaccanti lo scarto ĆØ diventato sempre piĆ¹ esiguo, almeno finchĆ© i grandi club non hanno deciso di cominciare a valutare le punte con cifre da paperoni: la grande stagione al Valencia, ad esempio, bastĆ² al City per valutare 45 milioni di euro Nicolas Otamendi, all'epoca (2015) una somma ragguardevole, cosƬ come lo erano state quelle sopra i 30 milioni spese dal Psg per Marquinhos e Thiago Silva pochi anni prima. Grandissimi difensori, senza dubbio, che ben incarnano le nuove logiche di un mercato che, nonostate l'occhio vigile del fair play finanziario, fa i conti in modi del tutto diversi rispetto a dieci anni fa.
Difensori da record
E' vero che ogni trattativa ha le sue dinamiche ma ĆØ altrettanto vero che, se fino a qualche anno fa l'entusiasmo generale si conservava per lo sbarco di un grande bomber o di un bel trequartista, oggi la difesa ha iniziato a dire la sua. Niente di strano che il Liverpool abbia sborsato nel 2018 ben 84 milioni per Virgil Van Dijk, piazzando un record che il Manchester United ha pensato bene di superare versando nelle casse del Leicester, questa estate, nientemeno che 87 milioni per Harry Maguire, mastodontico centrale della nazionale inglese e fra i protagonisti degli scorsi Mondiali. Un record che, dovesse durare poco, non sarebbe poi questa sorpresa. Considerando che anche altri acquisti di questa sessione di mercato ronzano attorno a quella cifra (75 milioni dalla Juve all'Ajax per De Ligt, 80 dal Bayern all'Atletico Madrid per Lucas Hernandez). SƬ, un segno dei tempi che cambiano. Anzi, che sono giĆ cambiati, se pensiamo che la Juventus, nel 2001, pagĆ² Thuram al Parma 70 miliardi di lire, ovvero un'enormitĆ allora (una cifra normale oggi) per un difensore, peraltro per un fuoriclasse. E che la Roma, nel '90, per avere Aldair ne versĆ² al Benfica solo 6. Ma quelli erano davvero altri tempi.