Il calcio piange Alcides Ghiggia, leggenda del calcio anni ’50, scomparso a 88 anni, stroncato da un infarto. L’attaccante è ricordato per essere stato l’eroe del “Maracanazo”, il match winner della finale mondiale del 50′ tra la sua Uruguay e il Brasile. Una partita rimasta nella storia per l’impatto sociale che ebbe sul Paese ospitante. Il destino ha voluto che Ghiggia, ultimo sopravvissuto di quella nazionale, morisse proprio in occasione del 65esimo anniversario di quella finale.
“Ci sono solo tre persone che hanno messo a tacere il Maracanà: Papa Giovanni Paolo II, Frank Sinatra e io”, amava dire l’ex ala di Penarol e Danubio, che ha anche vissuto un’esperienza in Italia tra Roma (1953-1961, 201 presenze e 19 gol) e Milan (solo 4 presenze tra il 1961 e il 1962). Ghiggia ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a Las Piedras, dove gestiva alcuni supermercati della zona. “Ha sempre lottato per la vita – ha detto il figlio Arcadio -. Come ha lottato in campo ha lottato per la sua salute, per i suoi figli, il destino ha voluto che se ne andasse proprio un 16 luglio. E’ entrato negli spogliatoi e giochera’ una partita, i suoi compagni lo stanno aspettando”. ”
Si è sentito male, aveva dolore a una spalla – ha raccontato – hanno deciso di ricoverarlo e mentre parlavamo di calcio all’improvviso è come svenuto. Sono arrivati i medici che hanno provato a rianimarlo ma non ci sono riusciti”. Dopo i funerali, in programma domani, Ghiggia verrà sepolto nel Pantheon degli Olimpici al cimiterio del Buceo, a Montevideo. La Federcalcio uruguaiana ha sospeso tutte le attività ufficiali per il weekend per rendere omaggio a Ghiggia.