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L'Italia ne fa 2, Mancini parte bene

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Probabilmente, in altri tempi, avremmo detto che l'Arabia Saudita, pur se qualificata ai Mondiali e inserita nel gruppo della Russia padrona di casa, non era l'avversario più indicato per testare il valore della nostra nazionale. Il problema è che, a oggi, non solo quello contro i sauditi non era un test premondiale (almeno per noi) ma si presentava come una sfida a tutti gli effetti, per vedere all'opera Mancini sulla panchina azzurra per la prima volta e per capire se il materiale umano a disposizione del ct sia effettivamente la base dalla quale ripartire. La vittoria per 2-1 sui mediorientali suggerirebbe una risposta affermativa ma, a conti fatti, l'Italia ha giocato bene un tempo (il primo) per poi cedere lentamente alla distanza. Il successo, dopo 5 gare a secco di vittorie, è certamente un incentivo: Mancini è appena il quarto tecnico, dal 1974 a oggi, a iniziare festeggiando. Nel senso, con una vittoria.

Grandi ritorni

Con l'esordio del Mancio, arriva l'occasione per qualche ritorno in maglia azzurra: primo fra tutti Domenico Criscito, probabilmente il miglior esponente italiano del ruolo di terzino sinistro, senza nulla togliere a Darmian. Il difensore quasi ex Zenit (sarà nuovamente del Genoa a partire dall'1 luglio) si è riaffacciato in orbita nazionale dopo un'assenza di quattro anni (Spagna-Italia del marzo 2014), disputando una buona gara e centrando pure una traversa, lasciando un pizzico di amaro in bocca per aver trascorso quasi un lustro senza più vederlo in azzurro. Ma, ovviamente, il ritorno più atteso è stato quello di un altro calciatore, anch'egli pupillo di Mancini che l'ha svezzato, cresciuto e lanciato nel grande calcio. E lui, da buon allievo, non ha deluso: Mario Balotelli la maglia azzurra non la indossava da quattro anni, proprio come Criscito (disfatta con l'Uruguay ai Mondiali brasiliani) ma ha impiegato appena 21 minuti a ricominciare il suo personale discorso con il gol, spedendo in rete un destro secco dal limite, una specialità. Una conferma del trend positivo ritrovato a Nizza (43 reti complessive in 2 anni) e di un talento che è sempre lì, pronto a esplodere definitivamente.

Difesa da rivedere

Il match con l'Arabia Saudita in sé ha poco da dire. Troppo poco il tempo per Mancini e, comunque, avversario inferiore anche alla Svezia. A ogni modo, i sauditi sono stati sufficienti, nella seconda frazione, quel tanto che bastava per impensierire la difesa azzurra e azzeccare anche qualche ripartenza segnando una volta (sciagurato errore a metà campo di Zappacosta che lancia il contropiede mortifero di Al Shehri, pur sospettato di essere leggermente avanti al momento dello scatto) e rischiando di segnare la seconda (parata di Donnarumma su conclusione di Al Muwallad). Fortuna che, prima della doppia fiammata dei bianchi, Belotti (subentrato a Balotelli) aveva già messo il tabellino sul 2-0, risolvendo in rete una mischia a centro area. Le amnesie difensive del finale indicando che c'è molto da fare ma qualche buona sinergia (soprattutto nella prima frazione) si è intravista. Forse è vero che a questa nazionale manca un leader ma il talento sicuramente c'è (bene i subentrati Chiesa e Cristante, da rivedere Politano). Così come c'è da lavorare, cercando di mandar giù il boccone amaro del Mondiale svanito e puntando il mirino su Europa 2020.

Mattia Damiani: