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La leggenda di Totti, campione in campo e fuori

Nel calcio ci sono i campioni, quelli veri, acclarati, ma ci sono soprattutto gli uomini. Un connubio mai facile. Ci sono i calciatori e poi c’è Francesco Totti, 41 anni, una meravigliosa favola scritta a pelo d’erba. Uno dei più grandi di tutti i tempi. Totti, come si dice a Roma, non si discute, si ama. Ventisette anni con la stessa maglia, romano e romanista come nessun altro. Poteva scegliere, tanti anni fa, di andare via, in quel Real Madrid che lo avrebbe coperto d’oro e gli avrebbe fatto vincere quello che in fondo avrebbe meritato. Ma la sua champions, la sua gloria, è rimasta sempre Roma, la sua Roma. Domenica sarà una giornata di quelle che vorresti non vivere mai, per l’amore che ti lega all’uomo, al campione, perché contro il Genoa all’Olimpico, sarà l’ultima di Francesco Totti dopo ventisette anni di Roma. Era un bambino con gli occhi vispi e con un sogno nel cassetto quando la mamma Fiorella lo accompagnò per la prima volta a Trigoria. La sua storia è leggenda, non tanto per quello che ha vinto, quanto per la fedeltà, per l’amore verso quei colori e per la sua città. Che non ha mai voluto abbandonare. E’ l’ottavo Re di Roma, campione d’Italia, campione del mondo, uno dei calciatori più apprezzati nel panorama calcistico internazionale.

Solidarietà senza enfasi

Ci sono i campioni del calcio e poi, cosa ben più rara, ci sono gli uomini campioni. Totti è uno di questi. Con i suoi limiti, con le sue debolezze, ma soprattutto con il suo straordinario cuore, sempre pronto ad “illuminare” il palcoscenico anche fuori dal campo, dove ha sempre giocato partite straordinariamente belle. Totti e la solidarietà, l’amore per il prossimo, fatto di aiuti e sorrisi, capace di sprigionare la sua vera identità, i suoi valori di ragazzo perbene, dalla faccia pulita, l’amico della porta accanto che non fai in tempo a chiamare che è già presente. Ama i bambini ed è per questo che dal 2003 è diventato testimonial dell’Unicef perché non ha mai dimenticato chi nella vita non è stato accompagnato dalla fortuna. E a un bambino che soffre riesce sempre a regalare un sorriso. E non solo. Ha donato macchinari all‘ospedale pediatrico di Pescara, e stessa cosa ha fatto per il Bambino Gesù di Roma. Oppure mi viene in mente quando a Parma venne lanciato un appello per aiutare una bambina, Chanel, che avrebbe dovuto sostenere un delicato quanto costoso intervento chirurgico a Boston. Francesco aiutò la famiglia di Chanel senza enfasi, in silenzio perché non ha mai amato apparire. La vita non è il campo da calcio dove le gesta contano. La solidarietà si fa semplicemente in silenzio. E quante altre donazioni sono sfuggite proprio perché l’essere è nemico giurato dall’apparire… Come i proventi dei sei libri scritti finiti all’Unicef, o i soldi devoluti al canile di Porta Portese a Roma per l’acquisto di ambulanze per il soccorso dei cani. O ancor prima di diventare Totti, quando donò 5 milioni di lire per la piccola Roberta di quattro anni che necessitava di un intervento al cuore negli Usa. Due anni fa regalò l’ultimo sorriso ad un suo tifoso che aveva pochi giorni di vita. Avrebbe voluto accoglierlo a Trigoria, ma era intrasportabile. Gli dedicò un video inviato tramite social, chiamando l’uomo per nome e invitandolo a non mollare.

L’omaggio degli avversari

Questo, signori è Francesco Totti, dall’esordio in serie A nel ’93, alla corsa sotto la Sud dopo il gol al Parma di quel 17 giugno che consacrò i giallorossi campioni d’Italia, o a quel cucchiaio a Van der Sar nella semifinale dell’Europeo del 2000, alla Coppa del Mondo alzata al cielo di Berlino nel 2006. Il record di gol in giallorosso, il cuore di una Roma che si inchina ai suoi piedi. Un carattere a volte un po’ guascone con quel centurione tatuato sul braccio, uno che incarna alla perfezione la romanità. Amato dalla sua gente ma apprezzato in tutto il mondo. Proprio in questi giorni, Diego Maradona ha detto che Totti è stato il calciatore più forte che ha visto calcare un campo da calcio. E ancora le lodi di Del Piero, Maldini, Nesta, il tripudio di San Siro nell’ultima alla Scala del Calcio e le standing ovation ricevute ogni qualvolta si apprestava ad entrare in campo. Amato dalla sua gente, rispettato dagli avversari. Personalmente ricorderò sempre il giorno dopo la conquista dello scudetto del 2001 quando grazie all’allora responsabile dell’ufficio stampa Dario Brugnoli, riuscii ad averlo in esclusiva al mio taccuino. Un faccia a faccia che lasciò il segno perché davanti non c’era solo un campione, ma un uomo dal cuore d’oro, che parlava di Roma come di una bella donna da amare e coccolare. Col Genoa sarà la sua ultima volta ufficiale su quel prato che è stato la colonna sonora della sua vita, con l’inevitabile coro “Un Capitano, c’è solo un Capitano!” che si leverà alto nel cielo della Capitale e saranno lacrime da parte di un popolo che non avrebbe mai voluto che questo giorno arrivasse. Poi da lunedì per Francesco inizierà una nuova vita, una nuova sfida.

Talento unico

Per ora godiamoci il presente, il ricordo indelebile di un passato fatto di calcio e solidarietà. Perché oltre ai gol, assist e magie in campo, Francesco Totti è stato ed è ancora anche questo, un talento straordinario, sprigionato in campo e fuori. Ma a pensarci bene quello fuori dal campo, è ancora più bello. Grazie di tutto Francé….

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