“Abbiamo chiarito che il presidente della Juventus Andrea Agnelli verrà, non lo avevamo mai dato per certo”. Con queste parole Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia, ha decretato il prossimo step del caso biglietti che ha coinvolto la società bianconera: il patron juventino verrà ascoltato in relazione all’infiltramento della criminalità organizzata nel calcio italiano. Nello specifico, si parla (e si parlerà) dei presunti legami con la ‘Ndrangheta in materia di compravendita dei biglietti dello Juventus Stadium. “C’è la totale e piena disponibilità del nostro presidente a essere qui e dare il suo contributo”, ha precisato il legale del presidente, Luigi Chiappero, ascoltato a sua volta dalla Commissione: “Non c’è una intercettazione che riguardi il presidente della Juventus, mai un riferimento a un incontro, mai. Ci sono due telefonate tra il presidente e d’Angelo, il security manager, e sei telefonate in cui terze persone parlano del presidente in modo irrilevante relativamente ai biglietti”.
Bindi: “Il fenomeno c’è…”
La vicenda era esplosa alcuni mesi fa, quando la Procura di Torino aveva aperto un’inchiesta in merito ai presunti legami fra alcuni esponenti della società bianconera e appartenenti a gruppi ultrà presumibilmente legati agli ambienti della criminalità organizzata per la gestione dei ticket d’accesso all’impianto sportivo della Juventus. Durante il colloqui fra l’avvocato Chiappero e la Commissione antimafia, Bindi ha rimarcato l’esistenza dell’infiltrazione mafiosa negli ambienti dello sport italiano: “Ci preoccupa che venga negato il fenomeno, che voi lo neghiate, il fenomeno c’è, esiste: i biglietti continuate a darglieli?”, ha chiesto ricevendo la risposta negativa del legale. “Occorre pertanto trovare gli opportuni strumenti – ha proseguito – per rendere tutti i soggetti della filiera sportiva consapevoli del rischio, e quindi attrezzati per fronteggiarlo insieme alle Istituzioni a tutela dell’intero sistema del calcio professionistico”, ha spiegato la presidente, appena prima di dichiarare l’intenzione di ascoltare anche Andrea Agnelli.
L’inchiesta
Al di là dei sospetti avanzati dalla Commissione, per il momento nessun dirigente della società bianconera è indagato. Per quanto riguarda il rapporto tra il club e Rocco Dominello, figlio di un presunto boss e tra le figure principali dell’indagine, Chiappero ha specificato come “è entrato in contatto con il nostro security manager, Alessandro D’Angelo, e col responsabile della biglietteria Stefano Merulla: non pensavano lontanamente di parlare con un soggetto che non fosse esponente della curva e che ha, comunque, un certificato penale pulito”. La replica di Rosy Bindi, anche in relazione all’inchiesta “Alto Piemonte”: “Il fatto che anche senza Dominello le cose continuavano ad andare avanti, dimostra che la ‘ndrangheta c’è… Hanno detto che la Juve sceglie di affidarsi a Dominello, siamo preoccupati che si neghi il fenomeno”. Il riferimento è alle precedenti dichiarazioni rilasciate nel memoriale dello scorso luglio nel quale, da parte sua, Andrea Agnelli negava categoricamente “sconti e omaggi” a gruppi ultrà ma, a seguito delle indagini, sarebbe emersa in realtà un rapporto fra un componente dei Dominello e la dirigenza juventina, definita dagli inquirenti una sorta di patto, in cui si prevedeva il mantenimento della “pace” in curva in cambio di una quota sui biglietti.