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Juve, trionfo a Jedda: CR7 scrive la storia

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E'stato chiamato per vincere e continua ad infiammare i cuori bianconeri. Cristiano Ronaldo, la decide lui la supercoppa italiana di Jedda, con il gol che scardina la difesa del Milan. E' il gol che regala ai bianconeri la Supercoppa Italiana, l'ottava in casa juventina, nessuno come loro.  Ma che bel Milan, di coraggio, cuore, volontà e determinazione, piegato dalla giocata del più forte. 

Così in campo

Che Gonzalo Higuain già domani possa essere un ex giocatore del Milan lo si sapeva, ma la conferma arriva dall’annuncio delle formazioni. Stato febbrile a parte, l’argentino parte dalla panchina e in prima linea c’è Cutrone nel 4-3-3 disegnato da Gattuso. Ai suoi lati Castilejo e Calhanoglu. In mezzo Kessiè, Bakayoko e Paquetà, davanto a Donnarumma, Zapata e Romagnoli centrali con Calabria a destra e Rodrigiez a sinistra. Modulo speculare anche per Allegri. L’assenza di spicco è quella di Mario Mandzukic, mentre il tecnico bianconero ritrova Cancelo e sceglie di affidare una maglia a Bentancur nei tre di centrocampo. Tra i pali c’è Szczesny, Bonucci e Chiellini centrali, Cancelo a destra e Alex Sandro nei quattro di difesa. Bentancur, Pjanic e Matuidi in mezzo e tridente affidato alle qualità di Douglas Costa, Dybala e Cristiano Ronaldo.

La partita

Parte subito forte il Milan che vuole mettere pressione ai bianconeri. Bakayoko appare ispirato, si muove con decisione e Pjanic gli monta sopra una guardia serrata. Fondamentale il lavoro sugli esterni dei rossoneri per mettere pressione agli avversari e tenere basso Cancelo e Sandro che pure sanno come offendere. Attesa per vedere alla riprova Paquetà che pure ha esordito con grande personalità a Marassi, ma stasera osservato speciale. Sorniona ma compatta la Juve, un avvio d’attesa con Ronaldo che si sdoppia nella duplice veste di attaccante (quanti pensieri per Calabria) ma anche di rifinitore. La Juve ha delle frecce al proprio arco spaventose, come Cancelo e Douglas Costa e sulla catena di destra prova a sorprendere il Milan, ma solo qualche brivido, nulla più. I bianconeri davanti si muovono in maniera articolata senza mai dare punti di riferimento, ma il Milan c’è e prova a ribattere colpo su colpo. Venti minuti e solo schermaglie. Ma la partita è lunga. E brividi anche in area bianconera per una uscita a vuoto Szczesny. Pressing ragionato ma non asfissiante quello del Milan che prova a togliere spazio e iniziativa ai bianconeri che poggiano la loro forza sul temperamento di Bonucci e Chiellini che sembrano quasi prendere per mano i compagni. Sicurezza e non da oggi. Giro palla prolungato della Juve in attesa dell’imbucata. Partita bloccata, difese che al momento hanno la meglio. Occasione Juve dopo la mezz’ora con un micidiale contropiede tre contro due, ma proprio Ronaldo sbaglia il tocco di ritorno e Chiellini chiude maldestramente sul fondo. Matuidi trova lo spazio per battere a rete, batte Donnarumma da due passi ma era in offside al momento del filtrante di Costa. Ronaldo si muove come un flipper, parte a sinistra poi si sposta a destra dalle parti di un Rodriguez mai in partita al fine di trovare spazi che per ora non arrivano. Alza il baricentro la Juve, Douglas Costa la mette in mezzo, Ronaldo va su in acrobazia, gesto bellissimo, palla fuori di poco. Ma risponde subito il Milan con una bella percussione di Paquetà, con Calhanoglu che chiama Szczesny ad un intervento in due tempi. Fiammate sul finire di un primo tempo non propriamente brillante, rattristito dalle alchimie di centrocampo, con la Juve che ha tenuto meglio il campo ma con il Milan che non si è fatto mai spaventare. La Juve parte sfilacciata, Allegri se ne accorge e richiama i suoi. Reparti allungati e ne approfitta il Milan per guadagnare campo e autostima. La prima palla è da brividi, Cutrone si gira bene, palla che si stampa sulla traversa. Il Milan prende coraggio, Paquetà pecca di ingenuità giovanili, Calhanoglu ci prova con un giro pazzesco che finisce fuori di poco. Rischia qualcosa Zapata, braccio un po’ largo sul centro di Ronaldo. Il portoghese, che adesso agisce per vie centrali, si carica sulle spalle la squadra. Prima chiama all’intervento coi pugni Donnarumma poi, alla prima vera occasione la mette dentro. Ingenuità rossonera, Pjanic libero da marcature, ha tutto il tempo per vedere l’inserimento di Ronaldo che solo davanti a Donnarumma, lo batte con un tocca morbido di testa: 1-0 Juve. Dybala si vede annullare giustamente il raddoppio per un offside di Matuidi. Allegri cambia, fuori Pjanic dentro Emre Can, lo segue a ruota Gattuso che richiama Castillejo e  Paquetà, dentro Borini e soprattutto Gonzalo Higuain con il Milan che adesso tenta il tutto per tutto per riprenderla. Ma per il Milan piove sul bagnato perché Banti fa ricorso al var per valutare un contatto tra Kessie ed Emre Can. Il fischietto di Livorno non ha dubbi, rosso per Kessiè e Milan in dieci a poco più di quindici dalla fine. Milan adesso col 4-3-2, con Gattuso che con l’uomo in meno sacrifica Cutrone per inserire Conti e mette Borini al fianco di Higuain, Bakayoko spostato a sinistra e Calhanoglu a ridosso del Pipita in posizione più centrale.  La Juve con la forza dei nervi distesi, in vantaggio di un gol e di un uomo. Che è tanto. Si chiudono le maglie bianconere, difficile trovare varchi per liberare Higuain con Gattuso che chiede ai suoi di alzare il ritmo. Ma la Juve controlla, giro palla asfissiante, dentro anche Bernardeschi per Bentancur a cinque giri di lancette dalla fine. Mastica amaro il Milan che prova ad arrotare i bulloni in un finale di cuore. Khedira per Douglas Costa, mentre il Milan reclama un rigore che Banti ignora con Gattuso che scarica tutta la sua rabbia su una bottiglietta d’acqua. Cinque di recupero con il Milan che non molla, ma il coraggio rossonero produce nulla. E vince la Juve, riscattando la sconfitta di Doha, mettendo in bacheca l’ennesimo trofeo. Amarezza per il Milan che se l’è giocata a testa alta, battuto dalla giocata del più grande campione che attualmente calca i prati di tutto il mondo: Cristiano Ronaldo. E poi, festa Juve sotto il cielo D'Arabia.

Massimo Ciccognani: