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Israele, caso rientrato: si parte da Gerusalemme

Caso rientrato e partenza da Gerusalemme definitivamente stabilita per il 4 maggio prossimo. La pronta rimozione della dicitura “West Jerusalem” utilizzata per indicare il luogo di partenza del 101esimo Giro d'Italia, ha smorzato le polemiche e garantito la regolarità del percorso della Corsa rosa. I due ministri che avevano sottolineato l'errore (Miri Regev, dello Sport e Yariv Levin, della Cultura) hanno preso atto dell'avvenuta modifica, dicendosi rallegrati “dell'accordo raggiunto dal direttore generale del Ministero della Cultura e dello Sport, Yossi Sharabi, con la direzione del Giro. In base a esso la direzione del Giro e i suoi organizzatori verranno in Israele nei prossimi giorni per coordinare il tracciato e garantire che la gara si svolgerà come progettato dalla Torre di Davide e la Porta di Jaffa, e quindi da là attraverso Gerusalemme”.

Il caso

Nemmeno il tempo di presentare il durissimo percorso che affronteranno i partecipanti del Giro d'Italia numero 101, che già si erano stagliate le prime ombre di polemica sulla Corsa rosa. Le sirene d'allarme erano arrivate proprio dal luogo di partenza della competizione a tappe il quale, per la prima volta, è un Paese extra-europeo: al governo israeliano, infatti, non era piaciuta la dicitura “West Jerusalem” utilizzata per indicare il punto di partenza della prossima edizione del Giro. Un'espressione apparsa sul sito ufficiale dell'evento e che, a nemmeno 24 ore dalla presentazione delle varie tappe, aveva suscitato l'indignazione di ben due ministeri, uniti nel sostenere che il Giro, il prossimo 4 maggio, inizierà non da Gerusalemme Ovest ma da Gerusalemme e basta. E su questo punto i due erano stati chiari: non esiste una capitale israeliana da ripartire con tali indicazioni geografiche. Da qui, l'avviso per una rapida modifica sul sito dell'evento, pena il ritiro di Israele dalla partecipazione (con conseguente stop ai fondi).

“Gerusalemme città unita”

“Nella misura in cui nel sito del Giro non sarà cambiata la definizione che qualifica come punto di partenza West Jerusalem – hanno precisato i due ministri in un comunicato congiunto -, il governo israeliano non parteciperà all'iniziativa”. Una presa di posizione derivata dal fatto che, precisano, “Gerusalemme è una città unita” e che “quelle pubblicazioni sono un'infrazione delle intese col governo israeliano”. Una questione che, come ci si augurava, si è risolta in fretta senza compromettere il via dalla capitale israeliana, previsto il 4 maggio prossimo. Della bagarre pare si fosse occupato anche il Ministero per le Questioni strategiche dal quale, secondo il quotidiano filo-governativo “Israel-ha-Yom”, era stato precisato che quei ministeri sono giunti alla conclusione e che “si tratterebbe di pressioni di elementi filo-palestinesi, le quali vorrebbero sottolineare che Gerusalemme Est non fa parte di Israele”.

Un Giro da campioni

I due ministri però aveva insistito: “Gerusalemme è la capitale di Israele, non ci sono Est e Ovest”. Una disputa che, in qualche modo, aveva lasciato un po' d'apprensione presso l'organizzazione di una delle due più importanti competizioni ciclistiche del mondo. Certamente un eventuale ritiro di Israele, all'indomani della presentazione e a soli sei mesi dal via, avrebbe avuto del clamoroso e avrebbe costretto lo staff a ripensare totalmente le prime tre tappe del percorso. Tracciato che, come detto, è stato svelato solo ieri, a Milano, alla presenza di grandissimi nomi del ciclismo internazionale: 21 tappe durissime, tra le quali lo Zoncolan e il Colle delle Finestre, oltre all'Etna, il Gran Sasso e due crono individuali. A tagliare il traguardo di Roma da trionfatore, cercando la tripletta personale (solo consecutiva, non stagionale), ci proverà anche Chris Froome, bicampione del Tour e della Vuelta nel 2017, il quale ha annunciato la sua partecipazione. Non si sa ancora se a sfidarlo ci sarà Vincenzo Nibali.

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