Vince Hamilton ad Abu Dhabi, ma la notizia non è quella. Il britannico ha chiuso il mondiale ponendo un altro sigillo su una stagione stratosferica, iniziata quasi in sordina ma fatta propria a colpi di prestazioni eccezionali, con una macchina bestiale, capacità di strategia sua e del suo team e, non è un demerito, anche un pizzico di fortuna quando è servito. Non è una notizia nemmeno il mesto secondo posto di Vettel, che nell'ultimo Gp sperava di piazzare il colpo a effetto che avrebbe dato un incentivo alla stagione che verrà. Niente, Lewis non gli lascia neanche quello, al termine di una gara in cui Seb non è mai riuscito ad avvicinarsi, vuoi per mancanza di motivazioni o per una macchina arrivata al gong del mondiale dando la sensazione di aver già dato tutto. Peccato che il mondiale di Raikkonen si sia chiuso dopo appena 7 giri, con la sua Rossa che lo lascia a piedi proprio nella gara d'addio al Cavallino. Iceman, però, saluta tutti con il grado di ultimo campione del mondo al volante della Ferrari.
Alonso ai saluti
In realtà di notizie ce ne sono state poche nel Gp di Abu Dhabi, l'ultimo della stagione. Tranne quella, fortunatamente buona, di uno scampato pericolo per Nico Hulkenberg, volato fuori pista e rimasto a testa in giù nella sua monoposto dopo una spizzata con Grosjean, senza riportare danni. Terza piazza del podio per la Red Bull di Max Verstappen, nonostante la penalità: bello il duello con Ocon, che va ad appianare la brutta lite di una settimana fa con una sfida in pista, stavolta all'insegna della correttezza. La chiude qui invece (per ora) Fernando Alonso, appena al di fuori della zona punti. Peccato perché chiudere muovendo qualche passo in classifica sarebbe stata una soddisfazione guidando una McLaren onestamente non eccelsa. Ma giustamente, come dice lo stesso Alonso, lui di punti in Formula 1 ne ha 1800, chiudendo (di nuovo, “per ora”) un'esperienza ultradecennale che lo ha visto due volte con l'alloro iridato.
Prospettive
E ora? Il prossimo anno ripartirà la sfida a Hamilton, con le Ferrari che possono solo migliorare e le Red Bull che danno l'impressione di essere due signore macchine. Non bolidi come le Mercedes, di nuovo campioni di tutto (Bottas quarto alla bandiera a scacchi, davanti a Ricciardo), ma comunque apparse competitive, perlomeno in direzione dei fasti di Vettel e Webber. Da capire se nella prossima stagione Verstappen farà il definitivo salto di qualità o se dovrà fare di nuovo i conti con la sua esuberanza. Sarà interessante anche capire se le Williams, con Kubica e Russell, torneranno davvero competitive e se Leclerc riuscirà nel compito obiettivamente non facile di sostituire Raikkonen (che torna in Sauber e, come in epoca Lotus, sarà la probabile mina vagante) in Ferrari. Tante le incognite che orbitano attorno a quella che è l'unica certezza. Di nome Lewis.