Lacrime, applausi e poi silenzi commossi: il feretro di Michele Scarponi, il ciclista morto tragicamente il 22 aprile scorso investito da un furgone durante un allenamento, è stato accolto da oltre 5 mila persone nel campo sportivo di Filottrano, in provincia di Ancona, dove è stato celebrato il suo funerale. L’ultima tappa per lo scalatore dell’Astana, trionfatore nel Giro d’Italia del 2011 e grandissimo protagonista nel successo dell’ex compagno di squadra, Vincenzo Nibali, nella corsa rosa dello scorso anno. E, a salutare il campione, c’era anche lui, lo “Squalo”, assieme ad altri grandi nomi del ciclismo internazionale, come Fabio Aru e Peter Sagan, campione del mondo in carica, ma anche Renato Di Rocco, presidente della Federciclismo, assieme ai familiari e agli amici di sempre.
“Michele resti un patrimonio”
La sua famiglia, ha scelto di lasciargli indosso la sua tenuta da ciclista, simbolo della sua straordinaria carriera, vissuta nel segno dell’impegno, del sacrificio e della generosità verso i compagni e i rivali di bicicletta, coincisa con la splendida vittoria nel Giro a seguito della revoca del titolo allo spagnolo Contador. Le esequie del campione sono iniziate alle 15.30, sul prato verde del campo sportivo, con messa officiate dal cardinale Edoardo Menichelli, che lo ha ricordato raccontando le loro brevi conversazioni e la passione che trasudava ogni volta dalle sue parole verso questo meraviglioso ma difficile sport: “Michele deve rimanere un patrimonio per tutte le sue qualità umane, che appartengono alla storia di questa cittadina. Lo incontrai poche volte, e sempre mi raccontò della fatica”.
Scarponi, l’importanza di essere squadra
La notizia della sua scomparsa, drammatica e improvvisa, ha sconvolto non solo la sua città natale ma tutto il mondo dello sport, rappresentato dalle sue più alte cariche per rivolgere a Scarponi l’ultimo commosso saluto. Nei giorni scorsi, il sindaco di Filottrano ha proclamato il lutto cittadino e proposto di intitolare allo sfortunato ciclista la piazza principale del paese. Certamente, il ricordo delle sue doti umane e sportive resteranno la sua eredità più bella, così come la memoria delle sue imprese montane, delle sue corse per sé ma, soprattutto, per gli altri: “Michele è esempio di sacrificio – ha detto il cardinale nella sua omelia -, non per primeggiare, ma per essere compagno; un esempio di collaborazione, dell’essere squadra”.
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