La Coppa del Mondo di Calcio del 2010 passerà alla storia non solo per il suono prorompente delle vuvulzela, ma anche per la truffa perpetuata dalla Fifa. Ma la stessa Federazione ora ribalta la prospettiva: non più colpevole di una truffa ma vittima di un raggiro. A quanto pare, l’assegnazione dei Mondiali 2010 è stata una farsa. I voti per festeggiare il Mondiale in Sudafrica sono stati pagati. Il costo si aggira sulle “decine di milioni di dollari”. Il tutto supportato da prove e testimonianze. Ed ora, la nuova Fifa, il cui neo eletto presidente è Infantino, annuncia la truffa e si definisce parte lesa. La Federcalcio dice: “I soldi usati per le mazzette sono stati sottratti al calcio, ai progetti per migliorarlo, ai Paesi che aspettavano sviluppo in questo settore”. Ma c’è una questione di fondo: è la Fifa che ha sottratto soldi a se stessa, quindi chi dovrebbe risarcire chi?
La Federcalcio Internazionale è un’organizzazione, e di per sé non è responsabile, lo è il personale che la compone, in particolare i membri dell’esecutivo, cioè gli uomini che decidevano in quale nazione si poteva celebrare l’evento calcistico più atteso. Ma ora, tutti questi non fanno più parte dell’entourage. Sono cambiati i vertici, si deve ancora stabilire il consiglio di comando e le relative commissioni. La politica del momento è procedere con le ammissioni. La Fifa si rivolge alla giustizia americana e reclama 190 milioni di dollari. I vertici attuali prendono le distanze dalla gestione di quegli anni. Di certo il Mondiale del 2010 non si può rigiocare, ma si può tuttavia valutare la perdita di immagine e monetizzarla, come la Fifa chiede nelle 22 pagine di reclamo presentate ai procuratori Usa.
Le edizioni del 2018 e del 2022 sono ancora da inaugurare. Probabilmente gli uomini che hanno gestito il voto sono gli stessi che ora sono stati cacciati. Un mondiale venduto non significa che li si è venduti tutti, però la magistratura ha molte carte e i vari avvocati incaricati di fare chiarezza sull’argomento iniziano ad avere qualcosa in più da perdere. Difficile ricollocare un avvenimento che già pesa sul bilancio di Russia e Qatar, ma è complicato pensare che, una volta ammessa una truffa come quella che riguarda il Sudafrica, non ci siano conseguenze.