Come nell'atto unico della Supercoppa italiana di Doah giocata lo scorso anno, Milan e Juventus si troveranno faccia a faccia nella finale di Coppa Italia. Merito delle vittorie ottenute, rispettivamente, contro la Lazio (ai rigori) e l'Atalanta (1-0 con penalty di Pjanic) ma anche del momento positivo che entrambe stanno vivendo: da una parte i bianconeri di Allegri, schiacciasassi in campionato anche se tenuti a bada da un Napoli fin qui stellare, dall'altra il team rossonero, beneficiario dell'effetto-Gattuso e mattatore (anche se soltanto ai tiri dal dischetto) della seconda romana consecutiva dopo il trionfo con la Roma di domenica scorsa. Per la Juve si tratta della quarta finale di fila, per il Milan la seconda in due anni: non male per una squadra che, negli ultimi anni, è stata al centro di aspre critiche. Questo, ovviamente, al netto dei livelli ai quali aveva abituato i propri tifosi nel corso di decenni di storia.
Juve, decide Pjanic
Un gol per partita, dall'andata a Bergamo al ritorno nel gelo di Torino (stavolta senza neve), e la Juventus estromette dalla corsa alla Coppa Italia un'Atalanta che, ai punti, avrebbe certamente meritato qualcosa in più. In una settimana circa, la squadra di Gasperini abbandona due competizioni colme di rimpianti (forse qualcuno in più per l'Europa League) ma specchio, una volta di più, dell'impressionante spirito di questo collettivo. Inizio tiepido in un match che doveva decretare la prima finalista della Tim Cup: in più di mezz'ora un solo tentativo, quello di Asamoah, e nemmeno tanto pericoloso. L'Atalanta fa il solito pressing ordinato, la Juventus si affida soprattutto agli strappi di Douglas Costa, un vero fulmine quando decide di accelerare. L'occasione ghiotta capita a Mandzukic, tornato centravanti ma colpevole di non finalizzare con un tocco morbido davanti a Berisha. Nella ripresa non cambia nulla, tranne che la palla del match ce l'ha l'Atalanta: lancio per Gomez sulla trequarti, uscita kamikaze di Buffon, tocco del Papu che scavalca Gigi ma la palla, rimbalzando seguita dall'apnea dello Stadium, bacia il palo e va fuori. E i bianconeri non mancano di approfittare di questo omaggio del fato: prima Douglas Costa centra la traversa con un sinistro a giro fenomenale, poi Matuidi riceve la spinta di Mancini in area, quasi impercettibile ma sufficiente per mandare Pjanic dal dischetto e realizzare l'1-0 che vale pesce e piatto.
Milan, Gattuso in finale
Reti inviolate all'andata e al ritorno, tanto che per gonfiarle un po' ci sono voluti i tiri di rigore, al termine di 180' combattuti ma decisamente avari di marcature. Niente di strano che a decidere chi fra Lazio e Milan dovesse andare in finale di Coppa Italia sia stata una lotteria spietata come quella del dischetto. In questo senso, decisivi l'errore di Luiz Felipe e la marcatura di Romagnoli, laziale ma ex calciatore romanista, per decretare il verdetto. Nell'altro senso, quello del match, assoluto equilibrio fra biancocelesti e rossoneri, bravi tutt'e due sul piano dell'intensità e dell'agonismo, meno su quello della concretezza sotto porta. Quella che, più di tutti, ha dimostrato Nikola Kalinic, bravo a portare peso e centimetri in attacco ma disastroso quando vanifica un contropiede coi fiocchi sul finire dell'extra-time sparando alle stelle un assist al bacio di Bonucci. Niente di grave visto che, alla roulette dei rigori, ad andare avanti è il quadrato Milan di Gattuso. Da sottolineare che, Doha compresa, i rossoneri si giocheranno la loro terza finale in tre anni.