Una giornata storica per il calcio italiano. Per la prima volta infatti sono stati inflitti dei Daspo decennali. La Questura di Torino ha fatto scattare il provvedimento che impedisce l'accesso alle manifestazioni sportive a 38 esponenti della tifoseria organizzata dalla Juventus, coinvolti a vario titolo nell'operazione “Last Banner” della Digos che portato all'arresto di 12 persone, ritenuti i leader delle curve. L'inchiesta è stata condotta dalla Procura di Torino ed è partita in seguito alla denuncia fatta dal club bianconero di essere stata sottoposta a ricatto dalle frange più estreme della sua tifoseria, in seguito alla decisione levare loro alcuni privilegi come biglietti omaggio e abbonamenti da distribuire a loro piacimento.
Controllo militare
Per tenere sotto scacco la società della famiglia Agnelli e l'intero Allianz Stadium, gli ultras minacciavano di far squalifcare lo stadio intonando cori razzisti durante le partite. Il loro ricatto serviva per farsi dare biglietti a prezzi agevolati da immettere nel mercato dei bagarini. Il ricatto, riporta La Repubblica, secondo i giudici è andato avanti dal 2006 fino alla fine dell campionato 2017/2018, quando la Juventus ha deciso di essere meno tollerante di fronte alle loro richieste. Un anno fa poi il club ha sporto denuncia. Mentre facevano pressioni sulla dirigenza, in questi anni sugli spalti i capi di “Drughi” in Curva Sud, “Viking” nella Nord, “Nucleo 1985”, “Quelli…di via Filadeflia” e “Tradizione-Antichi valori” avrebbero stretto un accordo per mantenere quello che è stato definito “un controllo militare”. Ci sarebbero stati anche episodi di violenza nei confronti di altri tifosi e persone con regolare biglietto fatte alzare e spostare. I reati contestati ai 12 capi ultras sottoposti a misure cautelari sono, a vario titolo, associazione a delinquere, estorsione aggravata, autoriciclaggio, violenza privata.