Dopo la sconfitta è scoppiato “il caso Pacquiao”: la commissione medica del Nevada ha aperto un’azione disciplinare nei confronti del pugile filippino soprannominato “Pacman”, colpevole di non aver dichiarato un infortunio alla spalla destra a poche ore dal ‘match del secolo’ per il titolo mondiale dei welter, vinto dallo statunitense Floyd Mayweather il 2 maggio scorso.
Il “giallo” è nato nelle ore immediatamente successive all’incontro di Las Vegas: Bob Arum, il manager di Pacquiao, ha rivelato che il 36enne era stato penalizzato da un infortunio risalente al passato, alla spalla destra, confermato da una risonanza magnetica successiva. “Avevo l’uso del pugno destro limitato al 60%. Fa parte del gioco, non voglio cercare un alibi per la mia sconfitta o lamentarmi di qualche cosa, ma certo è difficile combattere con una sola mano” avrebbe dichiarato Manny. Prima di salire sul ring per combattere, il filippino ha effettuato una iniezione antinfiammatoria senza che alcuno del suo entourage abbia avvertito la Commissione atletica del Nevada, alla quale ci si sottomette per avere conferme riguardo delle possibili cure mediche.
In realtà la Agenzia antidoping degli Stati Uniti (Usada) , che “ha potere” solamente sui controlli antidoping, era a conoscenza dell’infortunio, e sembra che avesse concesso l’uso del Toradol, un antinfiammatorio che non contiene steroidi. In realtà in questi casi è la Commissione a dover dare l’ok definitivo per poter disputare l’incontro. Pacquiao si sarebbe fatto male durante una sessione di allenamento con uno sparring partner al Card Boxing Club in Los Angeles.
Inoltre, stranamente quando il team del filippino ha compilato e firmato il questionario medico prima del match venerdì, alla domanda su eventuali lesioni della spalla è stata contrassegnata chiaramente la casella con il ‘No’. Ora la decisione di acquisire nuovi elementi sulla vicenda da parte del procuratore generale dello Stato, dopodiché a carico del campione filippino potrebbero scattare una sospensione della licenza di combattimento o una multa, e intanto dovrà osservare uno stop per la riabilitazione tra i 9 e i 12 mesi. Infine rischia un’imputazione per truffa in quanto il pubblico non sarebbe stato informato dell’infortunio.