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Belgio, rimonta da Oscar. Il Giappone si arrende

Un Mondiale davvero pazzesco quello di Russia, forse il più emozionante fra quelli del nuovo millennio. Un concentrato di squadre che non regalano nulla, di grandi che cadono e “piccole” (si fa per dire) che sorprendono tutti, avversari compresi, per tenacia e organizzazione. Ne sa qualcosa il Belgio che, fino al 93', ha seriamente rischiato di vedersi trascinato ai supplementari da un Giappone versione “notte delle stelle”, capace di portarsi avanti di due reti ma rimontato e poi superato dal maggior talento e dalla spropositata preponderanza fisica dei rivali. Finisce 3-2 alla Rostov Arena, coi belgi che approdano ai quarti grazie a un contropiede micidiale sul gong dei tempi regolamentari, lasciando i giapponesi con gli occhi increduli e disillusi da una qualificazione che, a 20' dalla fine, era praticamente in tasca.

Belgio molle

Nel pomeriggio, il Brasile aveva mandato un messaggio forte e chiaro alla nazionale di Martinez, tanto per ribadire che loro hanno Neymar, sono Pentacampeao e questo Mondiale vogliono vincerlo. E il Belgio, per conto suo, si trova costretto a dar grande prova di sé contro il Giappone, anche per dimostrare che la vittoria sull'Inghilterra e l'accesso al tabellone del Brasile, senza stare a calcolare troppo, è frutto di una precisa e tenace consapevolezza dei propri mezzi. Davanti, però, il 3-4-3 delle meraviglie si trovaun 4-2-3-1 che la dice lunga sull'interpretazione che i nipponici daranno della partita. Kagawa ha il compito di rifinitore con Haraguchi e Inui sugli esterni a supporto di Osako. Ed è sui piedi dell'ex United che capita la prima occasione, con un sinistro affilato che finisce fuori dopo una manciata di secondi dal via. Il Belgio guadagna campo alla distanza e prova a scuotersi con una conclusione di Witsel (angolo) e poi di Lukaku (alta). La prima parata seria Kawashima deve compierla su Hazard, che lo costringe alla respinta di pugno su un siluro dalla distanza. Il primo tempo è così: possesso belga ma sterile, giocate di fino abusate e un atteggiamento non proprio da grande.

Giappone da grande

Che il Belgio non sia in gran serata lo capisce anche il Giappone che, infatti, dopo 3' della ripresa colpisce: palla recuperata dopo l'ennesimo dribbling di troppo degli attaccanti fiamminghi, imbucata da centrocampo di Shibasaki sulla quale Vertonghen buca favorendo Haraguchi che, dopo un attimo di esitazione, azzecca il diagonale vincente con un destro preciso sul secondo palo. Giappone avanti e Belgio in confusione tant'è che, dopo appena altri 4', Courtois raccoglie di nuovo il pallone in fondo al sacco: a mandarcelo, stavolta, è l'esterno Inui, fra le rivelazioni di questo Mondiale che, con un destro a giro da urlo premia l'ennesimo spunto-assist di Kagawa sulla trequarti. Doppio colpo da k.o. per il Belgio. Martinez decide di cambiare: toglie gli inconsistenti Carrasco e Mertens, dentro i più fisici Chadli e Fellaini. E la loro presenza si fa subito sentire, anche se le distanze le accorcia Vertonghen, con un colpo di testa beffardo che, da assist, si trasforma in un gancio cielo che beffa Kawahsima. Qualche minuto dopo (29') arriva anche il pari: numero di Hazard sulla sinistra e cross perfetto per la schiacciata del 2-2 di Fellaini.

Contropiede micidiale

Sul 2-2 ci si aspetterebbe l'arrembaggio belga e, invece, il Giappone rimane ordinato, butta dentro Honda e tenta un paio di accelerazioni coi soliti Inui e Kagawa. I Diavoli rossi ci provano con una doppia conclusione di testa, prima con Chadli e poi con Lukaku, entrambi fermati da Kawashima. I nipponici ci riprovano con una punizione parabolica di Honda, neutralizzata in angolo da Courtois. Un dettaglio non da poco perché, su quel corner, il Giappone prova a vincerla, butta dentro il pallone ma lo fa male, lanciando un contropiede magistrale del Belgio: De Bruyne fa 50 metri di campo, apre per Meunier che crossa basso, velo di Lukaku e tap-in di Chadli che manda in estasi il popolo fiammingo. Negli occhi dei giapponesi si vede il sogno rimpicciolirsi, fino a svanire del tutto lasciando posto al pianto.

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