Bella, bellissima la Dea di Gasperini. Cambiano gli interpreti, le posizioni in campo, magari si chiede a Gomez qualche straordinario: poi, però, la realtà è che il gioco è spumeggiante, a tratti irresistibile, Zapata segna che è una meraviglia e il fattore campo inizia a essere una componente da non sottovalutare in ottica, ebbene sì, Champions League. Sommando il tutto, viene fuori che l'Atalanta batte gli imbattibili e va in semifinale di Coppa Italia: 3-0 secco alla Juventus sette volte campione d'Italia e quattro volte di fila coccarda tricolore, quella di CR7 e Dybala, di Khedira e Mario Mandzukic e via discorrendo. La macchina perfetta di Massimiliano Allegri incappa nel suo primo intoppo a un ingranaggio generale che, fin qui, aveva funzionato alla perfezione. Qualche scricchiolio si era sentito con la Lazio ma, al cospetto della Dea, la ruota s'inceppa ancor prima di iniziare a girare.
Uno-due micidiale
Una sconfitta ci può stare, per carità, anche se significa dire addio anche quest'anno al sogno triplete. Un po' stanca la Juve, con qualche interprete non in giornata (Dybala) e altri in non perfette condizioni fisiche (Khedira e Chiellini su tutti, che infatti escono, il secondo anzitempo). Di rimando, però, c'è da dire che quando hai davanti una squadra in salute e fiducia come l'Atalanta diventa tutto più difficile: l'undici di Gasperini suona la carica nel breve volgere di tre minuti, vivacizzando una partita che, fin lì, era stata una bella battaglia di agonismo. E basta. Follia di Cancelo sulla trequarti quando l'orologio dice 37', Castagne s'invola verso la porta penetrando l'incredibilmente burrosa difesa bianconera, concedendosi tutto il tempo per indicare a Szczesny con gli occhi l'angolo dove avrebbe piazzato il destro a giro che vale l'1-0. Quello alla sinistra del portiere polacco. Ecco, ora t'aspetteresti la solita Juve, che inizia a schiacciare sassi. Invece chi li schiaccia, ora come ora, è Duvan Zapata, l'uomo dai gol di Ronaldo: al 40', il colombiano sbroglia da sé una matassa di maglie al vertice destro dell'area di rigore e, girandosi in un secondo, la spara di sinistro all'angolino, sorprendendo il numero uno juventino sul suo palo, mentre Allegri viene invitato a uscire per eccesso di proteste. E' 2-0.
Zapata cala il tris
Nella ripresa cambia poco, se non nulla. E non è che la Juventus non ci provi: Berisha è reattivo su Khedira, Toloi sul tentativo di sfondamento di Bernardeschi, Rugani è poco fortunato nella mira su un'incornata da calcio d'angolo. Nessun preludio a nulla, visto che la Dea palleggia alla grande, vince quasi tutti i contrasti, De Roon, Hateboer e Freuler formano un trio di centrocampo che pare fatto di dinamite. In sostanza, controlla. E colpisce quando la retroguardia bianconera opta per il secondo regalo della serata: stavolta è l'esterno opposto, De Sciglio, a invitare Zapata alla fuga verso Szczesny, saltato secco e spettatore non pagante sul tocco a porta vuota del bomber colombiano, quello che vale l'apoteosi bergamasca. Al triplice fischio è festa grande. Ma soprattutto meritata.