“Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce”. Il passo dell’evangelista Matteo descrive la Trasfigurazione del Signore celebrata dalla Chiesa il 6 agosto. L’episodio, avvenuto circa una settimana dopo il soggiorno del Maestro a Cesarea di Filippo, secondo la tradizione si è verificato sul Monte Tabor.
Il Vangelo afferma che, accanto al Salvatore trasfigurato, “apparvero Mosè ed Elia che conversavano con lui”. I due personaggi biblici sono i rappresentanti della Legge e dei Profeti. San Pietro, estasiato, esclama: “Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia”. In quel momento è come se giungesse a Pietro una risposta dal Cielo. Infatti, il Padre stesso proclama: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo”.
Il vescovo di Tagaste commenta che, invece di tre tende, “noi ne abbiamo una sola, mentre la mentalità umana voleva dividerla. Cristo è la Parola di Dio, Parola di Dio nella Legge, Parola di Dio nei Profeti. Perché, o Pietro, cerchi di dividerlo? È necessario piuttosto che tu rimanga unito a lui. Tu cerchi tre tende: devi comprendere ch’è una sola!”.
La Trasfigurazione non è un cambiamento del Figlio di Dio, ma è la rivelazione della sua divinità. Papa Francesco dice che “Gesù ci mostra la gloria della Risurrezione: uno squarcio di cielo sulla terra”. “Attraverso l’evento meraviglioso della Trasfigurazione – aggiunge il Pontefice – i tre discepoli sono chiamati a riconoscere in Gesù il Figlio di Dio splendente di gloria. Essi avanzano così nella conoscenza del loro Maestro, rendendosi conto che l’aspetto umano non esprime tutta la sua realtà; ai loro occhi è rivelata la dimensione ultraterrena e divina di Gesù”.
Allo stesso tempo il Messia, come spiegato da Benedetto XVI durante un Angelus del 2012, desidera che la luce che investe gli apostoli “possa illuminare i loro cuori quando attraverseranno il buio fitto della sua passione e morte, quando lo scandalo della croce sarà per loro insopportabile. Dio è luce, e Gesù vuole donare ai suoi amici più intimi l’esperienza di questa luce, che dimora in Lui”.
Ma come si attualizza la Trasfigurazione nella vita quotidiana del cristiano? San Paolo scrive: “Il Signore Gesù Cristo… trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso”. Ciò non deve indurre a pensare, come osservato da Giovanni Paolo II, che la Trasfigurazione “si produrrà solo nell’aldilà, dopo la morte. La vita dei santi e la testimonianza dei martiri c’insegnano che, se la trasfigurazione del corpo avverrà alla fine dei tempi con la resurrezione della carne, quella del cuore ha luogo ora su questa terra, con l’aiuto della grazia. Possiamo domandarci: Chi sono gli uomini e le donne ‘trasfigurati’? La risposta è molto bella: sono quelli che seguono Cristo nella sua vita e nella sua morte, s’ispirano a Lui e si lasciano inondare dalla grazia che Egli ci dà; sono quelli il cui nutrimento è compiere la volontà del Padre; quelli che si lasciano guidare dallo Spirito; quelli che non antepongono nulla al Regno di Cristo; quelli che amano gli altri fino a versare il proprio sangue per essi; quelli che sono disposti a dare tutto senza esigere nulla in cambio; quelli che, in poche parole, vivono amando e muoiono perdonando”.
Tra le dodici grandi feste del calendario bizantino, che si celebra dalla vigilia fino all’ottava successiva, la Trasfigurazione cade il 6 agosto perché, in base a un’antica tradizione, sarebbe avvenuta 40 giorni prima della crocifissione, ossia 40 giorni prima della festa dell’Esaltazione della Croce che è il 14 settembre.
Sant’Anastasio il Sinaita, in una sua celebre omelia, parla della Trasfigurazione attribuendo a Mosè una frase in cui rievoca le vicende del popolo eletto professando di credere nell’incarnazione del Verbo di Dio: “E adesso ti vedo, tu che sei con il Padre e sulla montagna hai detto: Io sono colui che sono. Che io possa vederti per poterti conoscere. E adesso ti vedo non più di spalle bensì visibilmente sul Tabor. Tu che sei il Dio pieno di amore, nascosto nella mia forma umana. Tu che scendesti nel roveto ardente, che guidasti e dissetasti il popolo nel deserto, adesso sei sceso per umanizzare la natura dell’uomo che era disumana”.