Oggi, 26 dicembre, la Chiesa celebra S. Stefano Diacono e protomartire lapidato a Gerusalemme il 35 d.C. circa.
È il primo martire della cristianità: proprio per questo motivo è chiamato “Protomartire”. La sua festa viene celebrata subito dopo la nascita di Gesù per evidenziare il profondo legame che esiste tra l’incarnazione e il martirio.
È condiscepolo di Saulo di Tarso alla scuola di Gamaliele in Gerusalemme: sono entrambi rappresentanti di una comunità votata al rinnovamento dell’interpretazione della Bibbia.
Gli Atti degli Apostoli
La storia di Stefano ha una fonte assolutamente credibile: gli Atti degli Apostoli, come afferma giustamente sant’Agostino. Di lui è scritto che era pieno “di fede e di Spirito Santo”; viene eletto dagli Apostoli come primo dei sette diaconi, addetto al servizio dei po- veri. È un valido predicatore e, come testimoniano gli Atti, “faceva grandi prodigi e segni tra il popolo”. Si impegna quotidianamente a diffondere con successo la Buona Novella; i giudei lo ritengono troppo pericoloso, così “gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio” con l’accusa di parlare contro la legge ebraica.
Al sinedrio Stefano parla a lungo e con coraggio, chiama i suoi ascoltatori “testardi e incirconcisi di cuore” perché oppongono resistenza allo Spirito Santo e, come i loro padri hanno perseguitato i profeti, così loro hanno ucciso il Cristo, di cui i profeti avevano preannunciato la venuta.
Saulo
Il più violento dei suoi accusatori è Saulo, che con insistenza chiede per lui la lapidazione, Il sangue del martirio per la fedeltà a Cristo inizia con Stefano a essere il fecondo seme dei cristiani. Dopo la sua uccisione tra la Chiesa nascente e la sinagoga ebraica il distacco si fa sempre più grande, fino alla definitiva separazione.
Scrive sant’Agostino: “Se Stefano non avesse pregato, la Chiesa non avrebbe ottenuto Paolo”.
La morte
Stefano viene portato nella valle del Cedron – una valle situata tra la Città Vecchia di Gerusalemme e il Monte degli Ulivi, che prende il nome dal torrente Cedron – per essere lapidato. Gli ebrei approfittano della momentanea assenza del governatore romano per giustiziarlo.
In ginocchio Stefano prega: “Signore Gesù, accogli il mio spirito. Non imputare loro questo peccato”. Si comporta come Gesù, che in croce prega e chiede perdono per i suoi carnefici. Col perdono Stefano insegna che il vero martire non va contro nessuno, ma dona la vita perché tutti, compresi i suoi carnefici, possano aderire al messaggio di Cristo.
Mentre viene lapidato, il Santo esclama: “Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio“. È presente anche Saulo, che custodisce le vesti dei lapidatori. Riferiscono gli Atti degli Apostoli: “Uomini pii seppellirono Stefano e fecero un grande lutto per lui”. Venne sepolto da Gamaliele. Nel 415 le sue reliquie sono ritrovate e, diffuse in vari ambienti, contribuiscono a diffondere ulteriormente il suo culto, già molto presente.
Iconografia
É rappresentato in giovane età, con la veste da diacono (dalmatica) e con le pietre con cui viene lapidato.