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Sant’Andrea Avellino, predicatore convincente e zelante missionario

Sant’Andrea Avellino, sacerdote Teatino, nasce a Castronovo nel 1521, muore a Napoli il 10 novembre 1608.

Vita

Ordinato sacerdote si trasferisce a Napoli, dove si laurea in utroque iure. Svolge in un primo tempo l’incarico di avvocato ecclesiastico e gli viene affidata la riforma del monastero femminile di Sant’Arcangelo in Baiano. Intraprende questa missione con tale fermezza da dover subire vari attentati da sicari assoldati da chi non accetta le sue riforme. In uno di essi rimane gravemente ferito; viene curato dai padri Teatini.

Entra nell’Ordine Teatino e prende il nome di Andrea per amore della Croce. E’ direttore spirituale dei novizi e poi superiore della congregazione. Aggiunge altri due voti a quelli consueti: progredire nell’ascesi e resistere alla propria volontà. Predicatore convincente e zelante missionario.

E’ amico di San Carlo Borromeo, che lo invita a fondare una casa teatina a Milano. Soggiorna dieci anni in Lombardia, poi ritorna a Napoli dove rimane fino alla morte.

Spiritualità

Tiene una vasta corrispondenza spirituale (circa tremila lettere), scrive numerosi opuscoli spirituali. E’ anche un ricercato confessore. Ha il dono dei miracoli e della profezia. Quando viene assassinato il suo nipote Francesco, non solo perdona l’uccisore, ma riesce a convincere i suoi familiari a fare altrettanto.

Morte

Sta per iniziare a celebrare la messa nella chiesa di San Paolo di Napoli, quando è colpito da un colpo apoplettico; muore qualche ora dopo, reso sereno da una visione celeste; ha 87 anni.

Per tagliare alcune ciocche di capelli per farne delle reliquie, vengono fatte delle incisioni sul cuoio capelluto, da dove, dopo trentasei ore, fuoriesce del sangue vivo che, attentamente raccolto in un’ampolla, continua a gorgogliare per altri quattro giorni. E’ il protettore contro la morte istantanea.

Tratto dal libro “I santi ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi

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