I santi che legano la storia dell’Armenia a quella dell’Italia

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Benché lontana e semisconosciuta, l’Armenia è una millenaria Civiltà che può essere considerata come una sorella per l’Italia. Incastrato in una piccola fetta di territorio fra i monti del Caucaso, questo popolo è il primo al mondo ad abbracciare il Vangelo e a convertirsi interamente al Cristianesimo, in un seguirsi di fatti che si intrecciano fascinosamente con il nostro Belpaese.

La storia

Tutto successe a seguito della prima predicazione del discepolo Taddeo (uno dei 70 inviati in missione direttamente da Gesù, vedi Luca 10, 1-24) e del successivo martirio della giovane Hripsime, con la sua tutrice Gayane e le trentatré compagne giunte da Roma fino in Armenia per difendere la loro verginità dalla bramosia dell’imperatore Diocleziano. Senza l’arrivo di queste giovani suore italiane, probabilmente la storia di questa nazione avrebbe conosciuto risvolti diversi. Dal momento della sua conversione, infatti, lo spirito e la cultura del popolo armeno si è legato in maniera indissolubile al Buona Novella di Cristo, confermando la profezia del condottiero Vardan Mamikonian emessa prima della battaglia nota come il “martirio dei Vardanankh”. Appena dopo un secolo e mezzo dalla loro conversione, gli armeni si dovettero scontrare ferocemente contro i persiani zoroastristi, ed è qui che le parole del loro condottiero continuano a risuonare nei secoli: «Chi credeva che il Cristianesimo fosse per noi come un abito, ora saprà che non potrà togliercelo come il colore della nostra pelle». Così fu e così continua ad essere dopo il seguire di continue dominazioni straniere, in particolare quella islamico-ottomana e quella marxista-sovietica, che non sono mai riuscite a scolorire l’animo di questo popolo ancora oggi profondamente cristiano.

L’importanza di San Gregorio per l’Armenia

Ma la conversione al Cristianesimo dell’Armenia non risulterebbe completa ed esaustiva senza un altro personaggio la cui storia si intreccia con l’Italia, stiamo parlando di San Gregorio l’Illuminatore conosciuto per le strade di Napoli, e di tutta Italia, anche come “San Gregorio Armeno”. Personaggio carismatico, si distinse subito per la sua predicazione evangelica in tutta l’Armenia ma dovette pagare cara la sua fedeltà a Cristo di fronte ai capricci del re Tiridate III, il quale pensò di costringerlo a idolatrare la dea Anahita per celebrare una vittoria militare. La ribellione al re portò Gregorio per tredici lunghi anni in fondo a un pozzo e a vivere di stenti nella fortezza di Khor Virap. Durante questi anni, il furore anticristiano del sovrano armeno, culminato con il martirio di Hripsime e delle sue compagne, portò il re alla follia che venne guarita miracolosamente solo per intercessione di Gregorio. Da questo momento, nell’anno 301, il destino dell’Armenia si è intimamente connesso con il Cristianesimo che si diffuse rapidamente proprio grazie all’opera di evangelizzazione di Gregorio, supportata da re Tiridate. Addirittura il sovrano elevò il culto cristiano a religione di Stato nonostante a quel tempo fosse ancora perseguitato dall’Impero romano a cui era sottomesso. Successivamente il Vangelo non tardò a diffondersi in tutto il territorio imperiale e San Gregorio arrivò in Italia in un viaggio a Roma in cui, insieme a Tiridate, incontrò prima l’imperatore Costantino e successivamente papa Silvestro da cui pare ebbe il titolo di patriarca d’Oriente.

La relazione fra l’Italia e San Gregorio, però, iniziò solo a partire dal VIII secolo, quando il mondo bizantino fu travolto dal periodo iconoclasta ad opera della “riforma” di Leone III. Per sfuggire a questa persecuzione, le monache basiliane di Santa Patrizia, che erano le custodi delle reliquie di San Gregorio Illuminatore, trovarono rifugio a Napoli. Qui, esattamente lungo la oggi famosa via dei presepi, istituirono un monastero dove continua a essere custodito il cranio del Santo armeno portato dalle suore durante la loro fuga e dove ancora oggi si vive una fervida devozione popolare. Nel 2001 Giovanni Paolo II, durante una sua visita, donò alla Chiesa Apostolica Armena alcune reliquie di San Gregorio suggellando così una profonda amicizia fra le due chiese ancora oggi divise.

Il rapporto tra Italia e Armenia

Il rapporto fra Italia e Armenia nei secoli si è arricchito delle vicende di molti altri santi, dei lasciti linguistici e archeologici risalenti al periodo bizantino quando i guerrieri armeni furono chiamati a difendere i confini italiani dalle incursioni saracene, della celebre Congregazione Mechitarista che ha il suo cuore a Venezia sull’isola di San Lazzaro, delle Comunità della diaspora che hanno trovato accoglienza sul nostro territorio. Sono numerose le storie che si intrecciano fra le nostre nazioni e che meriterebbero di riemergere sia per suggellare questa ricca relazione fraterna, sia per aiutare entrambe i popoli a non annacquare la propria identità spirituale nei fumi inebrianti di un relativismo culturale sempre più aggressivo.

Giorgio Arconte: