È tra i personaggi più luminosi nella tradizione della Chiesa e nella storia del pensiero occidentale. Monaco con un’intensa vita spirituale e teologo in grado di coniugare magnificamente fede e ragione, è stato anche un insigne educatore di giovani. Sant’Anselmo nasce ad Aosta nel 1033 da famiglia nobile e ricca. È “un fanciullo cresciuto tra i monti” – come lo definisce il suo biografo Eadmero – che da piccolo una notte ha un sogno: Dio lo invita tra le alte vette delle Alpi per offrirgli da mangiare “un pane candidissimo”. Da quel momento in poi, la sua vita sarà fermamente dedicata a “innalzare la mente alla contemplazione di Dio”. Ma non mancano le prove che lo osteggiano in un tale mirabile tentativo, a cominciare dall’opposizione del padre, contrario a che lui entri nell’Ordine benedettino. A 15 anni, dinanzi a questo rifiuto, per il grande dolore si ammala. Poi, rimessosi in salute, decide di partire per la Francia, dove si abbandona alle passioni terrene e diventa apparentemente indifferente alla chiamata del Signore. Ci vuole l’intervento della Provvidenza a riaccendere in modo fulmineo la sua vocazione: diventa monaco e poi sacerdote grazie all’incontro con Lanfranco da Pavia.
Dopo appena tre anni diventa egli stesso priore di questo monastero, dimostrandosi un educatore mite, ma deciso, persuasivo e mai autoritario, che usa la “via discretionis”, un’equilibrata combinazione di comprensione, misericordia e fermezza. I giovani, spiega Anselmo, sono piccole piante che fioriscono non al chiuso di una serra, ma grazie a una “sana libertà”. Alla morte dell’abate Erluino, fondatore dell’abbazia di Bec, Anselmo viene eletto unanimemente a succedergli. È questo un tempo particolarmente prolifico per il santo che è solito restare sveglio nella notte per pregare o scrivere. Dà così alla luce due delle sue opere più importanti, il Monologion del 1076 e il Proslogion del 1078. In esse si occupa di dimostrare l’esistenza del Creatore rispettivamente a posteriori e a priori: “Dio è l’essere di cui non si può pensare il maggiore; il concetto di tale essere è nella nostra mente, ma tale essere deve esistere anche nella realtà, fuori della nostra mente, perché, se esistesse solo nella mente, se ne potrebbe pensare un altro maggiore, uno, cioè, che esistesse non solo nella mente, ma anche nella realtà fuori di essa”.
Anselmo è considerato il fondatore della teologia scolastica attraverso la quale approfondisce i misteri divini attraverso tre stadi: la fede, dono gratuito di Dio da accogliere con umiltà, l’esperienza, ossia l’incarnazione della Parola nella quotidianità, e la vera conoscenza, cioè l’intuizione contemplativa che non è mai frutto di asettici ragionamenti. “Non tento, Signore, di penetrare la tua profondità – spiega – perché non posso neppure da lontano mettere a confronto con essa il mio intelletto. Ma desidero intendere, almeno fino ad un certo punto, la tua verità, che il mio cuore crede ed ama. Non cerco di capire per credere, ma credo per capire”.
Lanfranco da Pavia, diventato arcivescovo di Canterbury, chiede aiuto al suo discepolo per riformare la comunità ecclesiale locale, devastata dal passaggio degli invasori Normanni. Il santo si sposta così in Inghilterra consacrandosi con impeto alla nuova missione che non è scevra da insidie. Dopo la morte di Lanfranco gli succede alla sede di Canterbury, ricevendo nel 1093 l’ordinazione episcopale. È di questo periodo l’instancabile attività di Anselmo a favore della “libertà della Chiesa” e dell’indipendenza del potere spirituale da quello temporale. La difesa della Chiesa dalle ingerenze delle autorità politiche e il relativo scontro che ne consegue, gli costa per ben due volte l’esilio dalla sede di Canterbury. Il nutrito epistolario di Anselmo ci svela la sua opera ed il suo pensiero politico, ispirato sempre a “l’amore per la verità”, alla rettitudine e all’onestà episcopale, lontano da condizionamenti temporali e opportunismi. “Preferisco essere in disaccordo con gli uomini che, in accordo con loro, essere in disaccordo con Dio”, scrive evidenziando i tratti del governante giusto che guarda al bene comune, piuttosto che all’interesse personale.
Sant’Anselmo non si stanca mai di trovare nuove stimolanti sfide da affrontare, come la formazione morale dei sacerdoti e la ricerca teologica. Poco prima della sua nascita al cielo, avvenuta nel 1109, esprime addirittura il rimpianto di non essere riuscito ad affrontare e chiarire il problema dell’origine dell’anima. Al momento del trapasso è accompagnato dalle parole del Vangelo proclamato nella Messa di quel giorno: “Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; e io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me, perché possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno…”.