Santa Susanna, martire m. Armenia, 458. Figlia di san Verdan, è educata dai genitori a una grande religiosità. Sposa Vasken, governatore della Georgia armena, che rinnega la fede cristiana quando si reca presso la corte persiana, prende come seconda moglie la madre della regina e si impegna a convertire alla religione persiana la moglie e i figli.
Susanna, saputo che il marito ha rinnegato la vera fede, porta via i figli e prende alloggio in una modesta casa vicino alla chiesa. Quando Vasken, al ritorno, trova la casa vuota, manda il vescovo da Susanna per convincerla a tornare; lei rimprovera il prelato per essersi prestato a fare questo tentativo di riconciliazione con un apostata. Il vescovo le dice allora che, tornando a casa, può calmare il violento marito, che altrimenti riverserà sui fedeli la propria ira.
Susanna vi fa ritorno, ma si rifiuta decisamente di partecipare al banchetto organizzato per festeggiare il rientro di Vasken. Il principe porta Susanna nella sala e la picchia cosi selvaggiamente da crederla morta. Il giorno seguente, quando viene informato che la donna è ancora viva, la fa incatenare e incarcerare. Durante il periodo della carcerazione la Santa viene a sapere che i tre figli sono periti in un’imboscata: ringrazia allora il Signore per averli salvati dall’influsso del loro padre, che ha tradito la vera fede. Passa sei anni in carcere, tutta assorta nella preghiera. Assistono alla sua santa morte autorevoli prelati.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi