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Santa Marina di Bitinia, ecco come ha vissuto la sua vita

Santa Marina, vergine, Bitinia (Turchia), 715 ca. – Canobin (Lībano), 740 ca. Nasce in una famiglia cristiana. Alla morte della madre, il padre Eugenio decide di entrare in convento a Canobin, in Libano. Marina per seguirlo si traveste da uomo, si taglia i capelli e prende il nome di fra Marino e vi rimane anche dopo la morte del padre.

Durante un viaggio con altri monaci deve pernottare in una locanda; la figlia del locandiere, rimasta incinta di un soldato la notte stessa, accusa dell’evento il monaco Marino che, per imitare Gesù, non si difende dall’ingiusta accusa. L’abate la caccia dal convento e le affida anche il bambino, di nome Fortunato. Marina rimane sempre vicina al monastero, conduce una vita austera e di preghiera e alleva con amore Fortunato. I monaci, ammirati per il suo santo comportamento, intercedono presso l’abate perché riammetta il loro fratello in monastero. Così avviene.

Morte

Marina, poco tempo dopo essere tornata in convento, muore, anche per le privazioni subite nei tre anni in cui ne è stata estromessa. I monaci che lavano il suo corpo per la sepoltura si accorgono che è una donna: l’ammirano ancor di più per aver sopportato con grande rassegnazione la grave calunnia a cui è stata sottoposta. Viene sepolta nel monastero; il suo corpo, trasferito a Venezia nel 1228 nella chiesa di San Liberale, è poi traslato nel 1810 nella chiesa di Santa Maria Formosa.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi

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