Santa Maria Giuseppina del Cuore di Gesù Sancho De Guerra, Fondatrice delle Serve di Gesù della Carità Vittoria (Spagna), 7/09/1842-Bilbao (Spagna), 20/03/1912. Maria Giuseppina Sancho de Guerra mostra fin dalla fanciullezza un profondo spirito di preghiera, una grande devozione all’Eucaristia e alla Vergine e anche una grande pietà verso gli ammalati ei bisognosi. Lei stessa è solita ripetere: «Sono nata con la vocazione religiosa».
Avvenimenti
• Entra tra le Serve di Maria, Congregazione da poco fondata da santa Soledad Torres Acous Al momento di avvicinarsi alla professione religiosa comincia a dubitare di trovarsi nell’lstituto più adatto a lei, per cui decide di uscirne.
• Pensa di fondare una nuova Congregazione religiosa con lo scopo preminente di assistere malati a domicilio e i ricoverati in ospedale. Viene aiutata da quattro Serve di Maria, autorizzate dal cardinale di Toledo a uscire dalla Congregazione.
• Nel 1871 fonda la Congregazione delle Serve di Gesù della Carità, che guida per quarantuno anni.
Spiritualità
Grande amore verso l’Eucaristia e il sacro cuore di Gesù. Profonda devozione alla passione di Cristo. Grande generosità e dedizione agli infermi.
Pensieri e insegnamenti
«La carità e il reciproco amore costituiscono anche in questa terra il paradiso delle comunità».
«Senza croce non potremo vivere ovunque andiamo, perché la vita religiosa è vita di sacrificio e di abnegazione».
«Non crediate, sorelle, che l’assistenza consista solo nel porgere all’ammalato medicina e cibo. V’è un altro tipo di assistenza che non può mai essere dimenticato ed è l’assistenza del cuore che si adegua ed entra in simpatia con la persona che soffre e va incontro alle sue necessità».
Morte
Muore santamente dopo lunghi anni di sofferenze che l’hanno costretta a letto o in poltrona nella comunità di Bilbao, da dove continua a seguire con una fitta corrispondenza lo sviluppo e la diffusione della sua Congregazione. La sua fama di santità è grande: in molti partecipano ai suoi funerali. Lascia quarantatré case religiose e oltre mille suore. Le sue spoglie mortali sono venerate nella chiesa della casa madre. È canonizzata nel 2000.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi