Santa Germana Cousin, Pibrac (Francia), 1579-Pibrac, 15/06/1601. La sua vita è un continuo succedersi di avversità e di sofferenze.
Avvenimenti
• La madre muore poco dopo averla messa al mondo. Germana nasce con una mano malformata; è affetta da una malattia chiamata scrofolosi che le deturpa il viso.
• Viene schernita e vessata dalla matrigna che non desidera vederla in casa. D’inverno dorme in una stalla, d’estate nel sottoscala.
• Poichè per le sue condizioni fisiche è impensabile un matrimonio, non le vengono insegnati i lavori domestici: è incaricata di pascolare le pecore (in tal modo è anche tenuta lontana da casa, dove è poco gradita).
• Gli adulti del villaggio, che in un primo tempo la umiliano e la beffeggiano perché considerano la sua devozione ridicola ed eccessiva, cambiano idea su di lei quando si comincia a narrare di miracolosi eventi legati alla sua persona.
Aneddoti
• Quando abbandona il gregge per ascoltare la Messa, viene sostituita da un angelo.
• Per recarsi alla Messa deve attraversare un fiume in piena. Le acque si dividono formando un guado asciutto tanto che lei non si bagna neppure la gonna.
• Viene accusata di aver sottratto del pane per portarlo agli altri pastorelli, ma quando apre il grembiule per mostrane il contenuto cadono fiori freschi che si spargono sulla candida neve.
• Quarantatré anni dopo la morte la sua salma viene esumata e chi l’ha conosciuta rimane stupito di trovare il suo volto del tutto incorrotto.
Spiritualità
Grande generosità verso gli altri pastorelli, per i quali si priva del suo scarso cibo. Parla loro di Gesù e della Vergine. Assiste quotidianamente alla santa Messa e recita ogni giorno il Rosario. Vive sempre uniformata alla volontà divina, in cui soltanto ha riposto tutte le sue speranze. Completamente distaccata dai beni e dai piaceri della terra. Offre al Signore le sue sofferenze e umiliazioni. Dà l’esempio di una grande generosità e di una candida purezza.
Morte
Anche la sua morte è povera, come tutta la sua vita: entra nella gioia senza fine nel suo sottoscala, senza che nessuno se ne accorga. Viene notato soltanto che quella mattina il suo gregge non è uscito dall’ovile. E’ canonizzata nel 1867.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi