“Preghiamo Gesù Misericordioso per la Chiesa e per tutta l’umanità specialmente per coloro che soffrono in questo tempo difficile. Cristo Risorto ravvivi in noi la speranza e lo spirito di fede”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’udienza generale, qualche giorno prima della festa della Divina Misericordia che si celebra nella prima domenica dopo Pasqua. Grande apostola di questa ricorrenza è Santa Faustina Kowalska, nata nel 1905 in un piccolo villaggio della Polonia.
Battezzata col nome di Elena e terzogenita di dieci figli, già da bambina sente la vocazione alla vita religiosa ma, non avendo l’assenso dei genitori per entrare in convento, non può assecondarla. “O Gesù nascosto – scriverà più tardi nel suo diario – in Te c’è tutta la mia forza. Fin dai più teneri anni Gesù nel Santissimo Sacramento mi ha attirata a Sé. All’età di sette anni, mentre ero ai vespri e Gesù era esposto nell’ostensorio fu allora che mi venne trasmesso per la prima volta l’amore di Dio che riempì il mio piccolo cuore, ed il Signore mi fece comprendere le cose divine… Tutta la forza della mia anima proviene dal Santissimo Sacramento”.
In quegli anni Elena si distingue per l’amore alla preghiera, la laboriosità e per una grande sensibilità alla povertà umana. Si narra che quando non aveva un vestito decoroso per andare in chiesa, si rifugiava nell’orto con il libro delle preghiere, unendosi spiritualmente al sacerdote e ai fedeli che partecipavano alla Santa Messa; non rispondeva neppure alla madre e solo dopo la celebrazione dell’Eucaristia andava da lei e baciandole la mano diceva: “Mammina, non ti arrabbiare, Gesù si sarebbe rattristato più di te se non mi fossi raccolta in preghiera”. Dopo aver frequentato la scuola per tre anni, ancora adolescente abbandona la casa dei genitori per fare la domestica presso alcune famiglie benestanti così da mantenersi e aiutare la famiglia. Sollecitata da una visione di Cristo sofferente – che le dice “quanto tempo ancora ti dovrò sopportare? Fino a quando mi ingannerai?” – non indugia più nel seguire la chiamata di Dio ed entra nel monastero delle Suore della Beata Vergine Maria della Misericordia a Varsavia.
Trascorre tredici anni all’interno di vari conventi della congregazione impegnandosi come cuoca, giardiniera e portinaia. Svolge con diligenza e concentrazione tutti i lavori, osservando fedelmente le regole religiose, silenziosa e al contempo piena di amore benevolo e disinteressato. Esteriormente nessun segno faceva presagire la sua vita mistica straordinariamente ricca, una profonda e straordinaria unione con Dio. Nel 1931 annota nel suo diario: “Stando nella mia cella vidi il Signore Gesù vestito di una veste bianca: una mano alzata per benedire, mentre l’altra toccava sul petto la veste leggermente scostata che lasciava uscire i due grandi raggi, rosso l’uno e l’atro pallido… Dopo un istante, Gesù mi disse: ‘Dipingi un’immagine secondo il modello che vedi, con sotto scritto: Gesù, confido in Te. Desidero che questa immagine venga venerata prima nella vostra cappella, e poi nel mondo intero. Prometto che l’anima che venererà quest’immagine, non perirà… perché io stesso la difenderò come mia propria gloria’”.
L’immagine viene dipinta e conoscerà una grande diffusione, insieme ad altre nuove forme di culto della Divina Misericordia che Gesù stesso chiede a Suor Faustina di divulgare: oltre alla ricorrenza della prima domenica dopo Pasqua, la coroncina alla Divina Misericordia e la preghiera nell’ora della Misericordia, alle 15.
“Provo un dolore tremendo – racconta – quando osservo le sofferenze del prossimo. Tutti i dolori del prossimo si ripercuotono nel mio cuore; porto nel mio cuore le loro angosce, in modo tale che mi annientano anche fisicamente. Desidererei che tutti i dolori ricadessero su di me, per portare sollievo al prossimo”. Giovanni Paolo II, artefice della sua canonizzazione avvenuta nel 2000, spiega così tale ininterrotto impeto: “Ecco a quale punto di condivisione conduce l’amore quando è misurato sull’amore di Dio! È a questo amore che l’umanità di oggi deve ispirarsi per affrontare la crisi di senso, le sfide dei più diversi bisogni, soprattutto l’esigenza di salvaguardare la dignità di ciascuna persona umana. Il messaggio della divina misericordia è così, implicitamente, anche un messaggio sul valore di ogni uomo. Ogni persona è preziosa agli occhi di Dio, per ciascuno Cristo ha dato la sua vita, a tutti il Padre fa dono del suo Spirito e offre l’accesso alla sua intimità”.
Dio elargisce alla santa delle grazie straordinarie: rivelazioni, visioni e stigmate. Le permette di immergersi nella passione del Signore oltre a darle il dono dell’ubiquità, della profezia, di leggere nelle anime umane e quello del fidanzamento e dello sposalizio mistico. Ciò nonostante Suor Faustina è consapevole che non sono questi aspetti a rappresentare l’essenza della santità. Scrive infatti: “Né le grazie, né le rivelazioni, né le estasi, né alcun altro dono ad essa elargitola rendono perfetta, ma l’unione intima della mia anima con Dio. I doni sono soltanto un ornamento dell’anima, ma non ne costituiscono la sostanza né la perfezione. La mia santità e perfezione consiste in una stretta unione della mia volontà con la volontà di Dio”. Consumata dalla tubercolosi e dalle diverse sofferenze che sopporta volentieri come sacrificio per i peccatori, la religiosa polacca muore a Cracovia nel 1938, ad appena 33 anni. A lei Gesù affida il suo messaggio d’amore per ogni uomo: “Nell’Antico Testamento mandai al mio popolo i profeti con i fulmini, oggi mando te a tutta l’umanità con la mia misericordia. Non voglio punire l’umanità sofferente, ma desidero guarirla e stringerla al mio cuore misericordioso”.