Il 17 settembre la Chiesa fa memoria di San Roberto Bellarmino, protettore dei catechisti e degli avvocati canonisti. Montepulciano (SI) nel 1542 da famiglia nobile, fin dall’infanzia manifestò i segni di una grande devozione. Nonostante le diverse aspettative paterne, ottenne di poter entrare nel collegio dei gesuiti di Sant’Andrea al Quirinale (Roma), per iniziare il suo noviziato.
Si trasferì al Collegio Romano per il corso di filosofia, dove conseguì i risultati migliori della classe, nonostante gravi problemi di salute lo affliggessero in quel periodo. Successivamente fu a Padova e Lovanio per completare gli studi di teologia e venire ordinato sacerdote.
La vita da professore
Dopo l’ordinazione sacerdotale avvenuta la Domenica delle palme del 1570 a Gand in Belgio, guadagnò rapidamente notorietà sia come insegnante sia come predicatore. Iniziato l’insegnamento di teologia nel 1570 a Lovanio, fu richiamato nel 1576 in Italia da Papa Gregorio XIII che gli affidò la cattedra di “Controversie” da poco istituita nel Collegio Romano.
L’impegno per il catechismo
Tra tutta la sua attività spicca quanto fece per il catechismo, che, già cardinale, non disdegnava insegnare ai familiari ed al popolo. Fu padre spirituale di S. Luigi, ebbe relazioni con S. Realino e fu provinciale a Napoli. Tutto ciò, unito ad una grande santità, aveva attirato su di lui gli occhi di tutti e Clemente VIII lo fece cardinale, arcivescovo di Capua, ove fu prodigo di cure e carità a tutti, ma specialmente ai poveri.
Le opere
San Roberto Bellarmino scrisse ben 31 opere tra le quali spiccano maggiormente le “Controversie”, il “Catechismo”, “Le ascensioni spirituali della mente di Dio” e “Arte del ben morire”. Papa Pio XI lo dichiarò Dottore della Chiesa.