San Ranieri di Pisa, pellegrino e patrono principale di Pisa. Pisa, 1116 ca. – Pisa, 17/06/1161. Ranieri Scacceri è il figlio unico di una delle famiglie più importanti di Pisa. Nonostante gli sforzi dei genitori di impartirgli una severa educazione, egli trascorre la giovinezza nel divertimento.
Avvenimenti
- A 19 anni incontra un eremita proveniente dalla Corsica, di nome Alberto Leccapecore, stabilitosi a Pisa presso il monastero di san Vito. Alberto lo convince ad abbracciare con forza una vita di fede.
- Si reca in Terra Santa, dove rimane tredici anni insieme agli eremiti, vivendo solo di elemosina. Si sottopone a grandi penitenze: mangia solo il giovedì e la domenica.
- Le notizie della sua santa vita eremitica e dei miracoli da lui compiuti vengono riportate in patria dai pisani che si recano in Palestina per commercio ed affari.
- Torna a Pisa nel 1154 e si ritira nello stesso monastero di san Vito dove anni prima ha incontrato l’eremita Alberto; è ammirato e già considerato santo dai concittadini.
Aneddoti
Al corpo di san Ranieri manca un dito: la leggenda racconta che questo gli sia stato tagliato da un commerciante al quale, da giovane, Ranieri ha rubato del formaggio.
Morte
Muore venerdì 17 giugno 1161, sette anni dopo essere tornato dalla Terra Santa. Alla sua morte le campane di Pisa si mettono a suonare da sole. Viene seppellito con gli onori di un santo nella cappella del Sacramento, in duomo. Alla vigilia della sua festa migliaia di luci vengono accese lungo l’Arno (“luminaria di san Ranieri“) e il giorno successivo si svolge la storica regata. Nel 1824 Ranieri diventa patrono della diocesi e della città di Pisa. Il 6 agosto di quell’anno infatti, giorno dedicato al vecchio patrono, papa Sisto II, la flotta pisana subisce una grave sconfitta durante la battaglia della Meloria contro i genovesi. Questa disfatta segna la fine del predominio sui mari della Repubblica Pisana. Sentitisi abbandonati dal loro vecchio patrono, i pisani optano per il loro concittadino.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi