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San Massimo di Napoli: ecco perché è un martire

San Massimo di Napoli, vescovo di Napoli e martire Napoli, ?- Oriente, 361 ca. Succede nell’episcopato partenopeo a san Fortunato: è il decimo vescovo di Napoli. Regge la Chiesa partenopea dal 337 al 361, al tempo dell’imperatore Costanzo II. E’ un pastore molto zelante e intraprendente. Insieme a molti altri vescovi, a causa della sua fedeltà all’ortodossia cristiana contro l’arianesimo (concilio di Nicea), viene mandato in esilio verso il 355. )

Aneddoti

Quando viene condannato all’esilio scomunica l’usurpatore ariano Zosimo, che occupa il suo posto. Questi, per un intervento soprannaturale, non riesce a parlare nelle assemblee ed è costretto ad andarsene.

Morte

Muore prima che l’imperatore Giuliano l’Apostata, con un decreto del 362, permetta il rientro nello loro sedi ai vescovi esiliati. Rende l’anima a Dio in esilio a causa degli stenti e dei maltrattamenti e per questo è considerato un martire. I suoi resti mortali vengono riportati a Napoli dal suo successore, san Severo, che li colloca in cattedrale. Oggi le reliquie sono venerate nella chiesa dei Santi Efebo, Fortunato e Massimo.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi

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