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San Lazzaro, il destinatario dello straordinario miracolo di potenza di Dio

Gesù grida a gran voce: “Lazzaro vieni fuori!”. “E il morto uscì”, racconta San Giovanni apostolo nel Vangelo. Ma chi era Lazzaro, quest’uomo che è stato il destinatario dello straordinario miracolo della potenza di Dio realizzata da Cristo? È un amico fraterno di Gesù e vive a Betania – oggi chiamata El-Azariyeh (“il luogo di Lazzaro”) – assieme alle sorelle Marta e Maria. La cittadina giudea è a sole tre miglia da Gerusalemme e per questo il Salvatore è spesso loro ospite. Il Messia nutre affetto per Lazzaro come testimoniato dalle parole che Marta e Maria mandano a dirgli chiamandolo al capezzale del fratello: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”.

Non solo: quando il Figlio di Dio si reca da loro, i presenti, notando il turbamento di Gesù e le sue lacrime davanti al sepolcro chiuso dell’amico, mormorano tra loro: “Vedi quanto lo amava”. Dinanzi alla resurrezione di Lazzaro molti dei presenti si convertono e credono al Cristo. Questo fa aumentare il clima di sospetto e di odio nei suoi confronti da parte dei sommi sacerdoti e dei farisei, che vedono in lui un pericoloso sobillatore. Infatti, questo miracolo – ultimo grande “segno”, profetico e simbolico, compiuto dal Nazareno – induce il Sinedrio a deliberare la sua uccisione e anche quella dello stesso Lazzaro, prova vivente della divinità di Gesù, Signore della vita e della morte.

Tale episodio, inoltre, è come un “preludio” alla croce e alla risurrezione del Maestro, in cui si compie la definitiva vittoria sul peccato e sulla morte. “Io sono la risurrezione e la vita – assicura Gesù a Marta –, chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno”. La casa di Betania e il sepolcro vuoto di Lazzaro diventano presto, sin dai primi tempi del cristianesimo, meta di pellegrinaggi alla vigilia della domenica delle Palme, come attesta San Girolamo, e in epoca medievale accanto alla tomba di Lazzaro sarebbe stato eretto un monastero che poteva contare sulla protezione dello stesso Carlo Magno.

Sulla vita di Lazzaro, dopo la resurrezione e morte di Gesù, ci sono diverse ipotesi. Due sono quelle più accreditate. Secondo la prima si sarebbe trasferito a Cipro e sarebbe stato vescovo di quest’isola per trent’anni. Tale tradizione è avvalorata dal ritrovamento a Kition, l’odierna Larnaca, nell’anno 890, di una lapide su cui sono incise le parole: “Lazzaro, l’amico di Cristo”. Le reliquie in seguito sono state trasferite a Costantinopoli per ordine dell’imperatore Leone VI il filosofo, e infine in Francia per iniziativa dei Crociati.

Il trasferimento di queste reliquie, però, potrebbe essere stato solo parziale, perché nel 1972 viene rinvenuta a Larnaca un’arca di marmo contenente resti attribuiti allo stesso Lazzaro. La seconda ipotesi vede Lazzaro, Marta, Maria e un certo Massimo salpare su una barca senza remi, né vele, né timone verso le coste della Francia meridionale dove si sarebbero fermati a predicare la Buona Novella.

Lazzaro sarebbe divenuto il primo vescovo di Marsiglia subendo infine il martirio sotto la persecuzione dell’imperatore Nerone. “La fede dell’uomo e l’onnipotenza dell’amore di Dio – ha spiegato Papa Francesco nell’Angelus dello scorso aprile – si cercano e alla fine si incontrano. Lo vediamo nel grido di Marta e Maria e di tutti noi con loro: ‘Se tu fossi stato qui!’… Abbiate fede! In mezzo al pianto continuate ad avere fede, anche se la morte sembra aver vinto. Togliete la pietra dal vostro cuore! Lasciate che la Parola di Dio riporti la vita dove c’è morte”.

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