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San Giuseppe artigiano, patrono universale della Chiesa e dei moribondi

Le informazioni che si hanno su San Giuseppe, discendente della casa di Davide, sono scarne e imprecise, a partire dalla sua professione: fabbro, falegname o carpentiere. Certo è che le Scritture gli attribuiscono l’appellativo “il Giusto”, ossia colui che è immerso nella volontà di Jahvè, unica fonte di giustizia. Giovane uomo di Nazareth, in Galilea, incontra e si fidanza con Maria. Come lei anche Giuseppe pronuncia il suo “sì” a un angelo, quello che lo visita in sogno per rassicurarlo sulla gravidanza della sua futura sposa, in quanto frutto dello Spirito Santo. Si rende completamente disponibile al Signore, un po’ come Abramo che, per obbedire a Dio, stava per sacrificare il suo unico figlio, quello che amava. Secondo le consuetudini del popolo ebraico il fidanzamento è un impegno definitivo che, per essere sciolto, comporta un ripudio formale. Molto probabilmente Maria non avverte Giuseppe di quanto le sta capitando perché qualsiasi ragionamento non sarebbe stato compreso; solo il Signore avrebbe trovato la via per una giusta interpretazione degli avvenimenti. Il padre putativo di Gesù, pur sbigottito da quanto avviene, è convinto delle virtù di Maria e percepisce la presenza di un mistero così profondo che solo il Creatore conosce.

Senza dubbio Giuseppe è messo duramente alla prova nei giorni che precedono la nascita del Bambino. Per non esporre la Madre di Dio alla diffamazione e alla morte per lapidazione, preferisce il ripudio segreto a quello legale: “Poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto”. Come spiega Papa Francesco, è un individuo “attento ai messaggi che gli giungevano dal profondo del cuore e dall’alto. Non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita, non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma è stato pronto a mettersi a disposizione della novità che, in modo sconcertante, gli veniva presentata. È così, era un uomo buono. Non odiava”. Quanto Giuseppe riesce solo a intuire, in realtà, è un disegno grandioso del Creatore che avrebbe cambiato la sua storia e quella dell’intera umanità. Ciò richiama ogni uomo a riscoprire il senso più vero e profondo della famiglia cristiana, imparando a vivere da protagonista, ognuno con una missione di Dio da compiere e attuare.

Quanto avviene a Giuseppe, ancor prima del suo matrimonio, mostra sicuramente che tra lui e la sua sposa c’è un’intesa viva e forte. La famiglia di Gesù passa attraverso grandi prove compiendo in tutto e per tutto la volontà di Dio. Maria dice all’Angelo: “Ecco, sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola”. San Giuseppe non solo accetta senza ripensamenti che la Vergine diventi sua moglie divenendo padre affidatario di Gesù, ma reagisce dinanzi alle difficoltà del viaggio in Egitto per fuggire da Erode e salvare il Redentore. Inoltre, permette a Gesù di entrare nel cammino di ogni uomo custodendo quel figlio donato dal Cielo e probabilmente anche insegnandogli il suo lavoro, forse il mestiere del falegname, nella bottega di Nazareth, condividendo con lui l’impegno, la fatica, la soddisfazione e le difficoltà di ogni giorno.

Un’altra vicenda che vede coinvolto Giuseppe è quando, con Maria, presenta Gesù al Signore nel tempio secondo quanto prescritto dal libro dell’Esodo. A causa delle loro condizioni economiche invece di un agnello di un anno fanno l’offerta dei poveri, che consiste in due tortore, una per il sacrificio-olocausto, l’altra per il sacrificio di peccato. Quando Simeone, profeta di Dio, proclama a tutti i presenti l’arrivo del salvatore dell’umanità, luce per illuminare le genti, San Giuseppe continua a fidarsi dell’Onnipotente, consapevole che non c’è una via migliore rispetto a quella di aderire al suo progetto. Non è affatto semplice educare il Figlio di Dio, nonostante sia un fedele osservante della Legge ebraica e di sabato si rechi nel tempio restando sottomesso al padre e alla madre. Giuseppe è impaurito e meravigliato per la scomparsa e il ritrovamento del bambino durante il viaggio a Gerusalemme, sicuramente durante uno dei tre pellegrinaggi verso la città santa prescritti dalla legge giudaica: la festa degli Azzimi (Pasqua), delle Settimane (Pentecoste) o delle Capanne.

Anche in questo caso il filo conduttore è “compiere la volontà del Padre” che è la missione del Redentore nel mondo. Ma di fronte a un tale mistero la madre e il padre del Salvatore, ancora scossi per lo scampato pericolo e sbalorditi per tutto quello che si sta realizzando, restano quasi impietriti e non capiscono subito, come gli apostoli dinanzi all’annuncio della passione.

Una delle caratteristiche principali di Giuseppe è il nascondimento, il suo farsi da parte. Quando il Messia inizia la sua vita pubblica, alle nozze di Cana, il Nuovo Testamento non lo cita più: presumibilmente è morto, ma non si sa né dove né quando, né tantomeno si conosce il luogo della sua sepoltura. C’è un Vangelo apocrifo, detto di “Giuseppe il falegname”, che descrive la sua dipartita: sdraiato, quasi in una sorta di nebbia del fine vita, ha accanto Cristo, e dice le ultime parole nei confronti di Maria: “Io ho amato questa donna con tenerezza”.

Il padre di Gesù rappresenta la dignità del lavoro umano, inteso come dovere e perfezionamento dell’uomo che esercita il suo dominio sul Creato, prolunga l’opera del Creatore, offre il suo servizio alla comunità, genera relazione e dialogo contribuendo al piano della salvezza. Giuseppe ama il suo lavoro; non si lamenta mai della fatica, ma da uomo di fede la eleva a esercizio di virtù; è sempre contento perché non ambisce alla ricchezza e non invidia i ricchi: per lui il lavoro non è un mezzo per soddisfare la propria cupidigia, ma solo strumento di sostentamento per la sua famiglia. Per queste ragioni Pio XII istituisce ufficialmente la festa di San Giuseppe artigiano il primo Maggio del 1955 per aiutare i lavoratori a non perdere il senso cristiano del lavoro così espresso. Già Pio IX, comunque, ne aveva in qualche modo riconosciuto l’importanza proclamandolo Santo patrono universale della Chiesa. Sembra, poi, che il cardinale Roncalli, ossia il futuro Giovanni XXIII, eletto al soglio di Pietro avesse pensato di farsi chiamare Giuseppe, tanto era devoto al Santo padre terreno di Gesù. San Giuseppe, che è anche patrono dei moribondi, è stato un esempio per molti santi, come Teresa d’Avila che affermava: “Qualunque grazia si domanda a San Giuseppe verrà certamente concessa, chi vuol credere faccia la prova affinché si persuada”.

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