San Giovanni Maria Vianney (Curato d’Ars), sacerdote e patrono dei parroci Dardilly (Francia), 8/05/1786 – Ars (Francia), 4/08/1859. Nasce in una famiglia contadina profondamente religiosa, dove vengono ospitati i preti che non hanno voluto giurare fedeltà alla rivoluzione: anche per questo motivo avverte la vocazione al sacerdozio. É uno di quegli uomini ai quali ben si adattano le parole di san Paolo: «Dio ha scelto i più insignificanti per confondere i grandi». Anche a causa della Rivoluzione francese, impara a scrivere e a leggere solo verso i 17 anni.
Avvenimenti
• Al seminario è tanta la sua confusione mentale dinanzi a una pagina di filosofia e di teologia, che i suoi insegnanti rinunciano perfino a interrogarlo.
• Nel 1815 gli vengono conferiti gli Ordini sacri per la sua grande pietà.
• Per tre anni è a Écully sotto la guida illuminata dell’abate Balley.
• Nominato, a 32 anni, curato del paese di Ars, rimane nella città tutta la vita. Confessa fino a quattordici ore al giorno.
• In meno di dieci anni Ars diviene meta di pellegrinaggi da tutta la Francia e dall’Europa.
Aneddoti
• Dato che all’esame di morale ha mostrato gravi lacune, quando è ordinato sacerdote in un primo momento gli vietano le confessioni, non ritenendolo idoneo al compito di guidare le coscienze. Eppure diviene uno dei più importanti confessori di tutta la Chiesa.
• Contrasta duramente il ballo, perché contribuisce a far perdere la virtù alle giovani e stimola le infedeltà coniugali. Per dissuadere i suoi parrocchiani da questa pratica appende in chiesa, sulla statua di San Giovanni Battista, un cartello con questa scritta: “La sua testa è stata la ricompensa per una danza”.
• Grande generosità verso i bisognosi: se incontra un povero con delle scarpe più rovinate delle sue, propone immediatamente di scambiarle. Una volta scambia perfino i calzoni, che toglie dietro la siepe.
• Quattro sono le osterie di Ars, due molto vicine alla Chiesa. II Curato porta avanti una campagna contro di esse, perchè vi si pratica il gioco d’azzardo e perché l’utilizzo del fomenta discordie e risse. Tutte alla fine chiudono e i vari tentativi di riaprirle falliscono.
• Nel 1824 raccoglie in una casa che chiama “La Provvidenza” ragazze orfane, povere e Giovanni Maria, su di un mucchietto di grano rimasto, posa la reliquia di san Giovanni Francesco Regis e si mette a pregare insieme alle ragazze. Più tardi la dispensa trabocca di ogni bene.
• Un giorno, tra una confessione e l’altra, esce dal confessionale e invita una certa signora Gioppe ad avvicinarsi a lui; la signora ha in braccio il quattordicesimo figlio che, pur avendo superato i 3 anni, non riesce ancora a camminare, per cui chiede al Curato di benedirlo. Non appena Giovanni Maria fa sul capo del piccolo il segno della croce, il bimbo comincia a dimenarsi tra le braccia della madre e, sceso per terra, comincia a camminare. Stupore ed emozione tra i numerosi presenti. Il buon Curato, sereno e tranquillo, come se nulla fosse accaduto rientra in confessionale per continuare la sua grande missione di riconciliare gli uomini con Dio .
• Alcuni parroci dei paesi vicini, mossi anche dall’invidia per la grande popolarità del Vianney, lo denunciano al vescovo per la sua ignoranza teologica. Il vescovo ribatte alle loro accuse con queste parole: «Non so quanto sia istruito, ma so con certezza che lo Spirito Santo lo illumina». Da parte sua il santo Curato non solo non si difende, ma per la sua profonda umiltà è il primo ad ammettere le sue scarse doti intellettive e la modesta cultura teologica.
• Più volte, attratto dalla vita contemplativa, chiede al vescovo di poter lasciare Ars e così firma le sue petizioni: «Vianney, povero prete infelice».
• Attribuisce all’intercessione di santa Filomena i fatti miracolosi che accadono ad Ars e che cominciano ad attirare, in quel piccolo paese, sempre più fedeli e curiosi.
• Vista la grande fama del Curato e considerata la numerosa folla di visitatori e pellegrini che vengono ad Ars, qualcuno pensa di vendere il suo ritratto. Il Santo ne è disgustato, ma alla fine ci si abitua, anche perché la sua immagine è appesa sui muri di Ars e a quasi tutte le porte delle case. Vedendone una con colori piuttosto accesi, commenta ironicamente che ha l’aspetto di un avvinazzato appena uscito dall’osteria. Anche un noto artista avignonese si cimenta nel fare un ritratto del Curato, il che comporta un discreto aumento del prezzo: con grande arguzia il Santo commenta che, quando il suo ritratto costava solo due soldi, qualche compratore c’era, ora che costa ben tre franchi, di compratori non ve ne sono più.
• Nel 1845 il famoso oratore Lacordaire si reca ad Ars e, dopo aver ascoltato la predica del Curato, gli dice di aver imparato a conoscere lo Spirito Santo. Il Vianney, dopo averlo fatto parlare ai suoi parrocchiani, il giorno dopo commenta: «Si è soliti dire che gli estremi si toccano, e questo è avvenuto in questa chiesa ieri: si è vista l’eccelsa scienza e l’estrema ignoranza».
• Negli ultimi tempi ben 100 mila persone all’anno (circa trecento al giorno) si recano ad Ars per incontrare il santo Curato.
• Aumentando a dismisura i pellegrini, vengono allora organizzati viaggi con biglietti vana otto giorni, perché la confessione dal Vianney richiede in genere l’attesa di una settimana.
• A una donna che gli dice di essere arrivata da tre giorni ad Ars e di non essere ancora riuscita ad avere un colloquio con lui, il Curato risponde che parleranno tranquillamente in Paradiso.
• In un momento di euforia, visto il completo cambiamento spirituale del piccolo paese, durante una predica pronuncia questa frase: «Ars non è più Ars».
• Un pellegrino, al ritorno da Ars, dopo averlo conosciuto, esclama: “Oggi ho visto Dio in uomo”.
• Un parrocchiano che gli domanda come mai quando prega lo faccia così piano, mentre quando predica parli cosi forte, risponde che quando prega si rivolge a Dio che non è sicuramente sordo, mentre quando predica si rivolge, spesso, ad addormentati e sordi.
• Ama raccontare la storia di un contadino di Ars che ogni sera, entrato in chiesa, restava a lungo seduto in silenzio. Al Curato, che gli domandava che cosa facesse lì in silenzio, l’uomo aveva risposto: «Sto davanti al mio Signore: lui guarda me e io guardo lui».
• Rassicura una povera vedova che dispera della salvezza eterna del marito (che si è suicidato gettandosi da un ponte) dicendole: «Tra il parapetto del ponte e il contatto con l’acqua avrà avuto modo di pentirsi. E’ la Madonna che gli ha ottenuto la grazia perché qualche volta partecipava alle devozioni che lei faceva nel mese di maggio».
• Ha vessazioni molto frequenti da parte del demonio, che specie di notte disturba le sue poche ore di sonno tirandogli i piedi. Sono sue le parole: «Ci si abitua a tutto in questo mondo. anche al diavolo!».
• Chiama il demonio “rampino”. É contento quando il “rampino” lo tormenta intensamente, perché è sicuro che il giorno dopo qualche grande peccatore verrà da lui per riconciliarsi col Signore.
• Negli ultimi anni di vita definisce “follie della giovinezza” le durissime penitenze dei primi anni di vita ad Ars.
• Durante la sua agonia, per alleviare le sue sofferenze esacerbate dal caldo soffocante, alcuni giovani parrocchiani mettono dei teli bagnati sul tetto della canonica.
• E’ stato il primo parroco a essere canonizzato.
Spiritualità
Il santo Curato d’Ars non esce sul sagrato a chiamare la gente ma, prostrato davanti al tabernacolo, rimane lunghe ore in profonda e silenziosa adorazione. La sua straordinaria azione sacerdotale proviene dalla santità della sua vita. Prega per i suoi parrocchiani che non pregano, digiuna e fa penitenza per quanti di loro annegano la loro vita nel vizio e nel piacere materiale. Mangia il poco necessario per tenersi in vita (in genere patate lesse scondite, a volte, anche ammuffite) e dorme solo tre ore per notte. Nutre una grande devozione per le anime del Purgatorio e stimola ogni iniziativa che si propone di soccorrerle. Chiede al Signore la grazia di soffrire delle anime del Purgatorio. Viene esaudito: dalle sue fatiche senza tregua e dalle sue notti di martirio trae meriti preziosi a beneficio delle anime. Sempre tormentato di non essere degno di fare il sacerdote, tenta di fuggire dalla parrocchia. giorno per la conversione dei peccatori e la notte per la liberazione.
Morte
Dopo aver ricevuto l’Unzione degli infermi e poi il Viatico, accompagnato da un gruppo di venti sacerdoti, dice: «Quanto è buono il Signore! Quando non si può andare a trovarlo, viene egli stesso!». Benedice con mano tremante i presenti e le sue opere parrocchiali. Poi piange e a chi ne chiede il motivo risponde: «E così triste comunicarsi per l’ultima volta. E l’abate Dubois gli dice; «Voi, signor curato, siete con il buon Dio» e lui con un dolce sorriso risponde: «Sì, amico mio». Sopraggiunto anche il vescovo, il Curato lo riconosce, sorride, ma non riesce a proferire parola. Prima che sorga l’alba del 4 agosto 1859 muore serenamente: ha 73 anni. Per dieci giorni le sue spoglie rimangono esposte alla venerazione di migliaia di pellegrini. E’ canonizzato nel 1925 e dichiarato patrono dei parroci nel 1929.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi