San Giovanni Fisher, vescovo e martire, Heverley (Inghilterra), 1469-Londra, 22/06/1536 Figlio di un ricco mercante di stoffe dello Yorkshire, consegue il dottorato in teologia a Cambridge. Uomo di grande ingegno e saggezza, insieme all’amico Tommaso Moro, è uno dei più grandi rappresentanti della cultura inglese dell’epoca; è in contatto con i più illustri intellettuali europei del suo tempo.
Avvenimenti
• E’ preside dell’Università di Cambridge, che potenzia trasformandola in un centro di cultura a livello europeo.
• Di lui Erasmo da Rotterdam, che si reca in Inghilterra su suo invito, scrive: “Non c’è uomo più saggio, non c’è prelato più santo”.
• Ordinato sacerdote a 22 anni, a 35 è nominato vescovo di Rochester. E’ confessore della madre di Enrico VIII.
• E’ amico e fedele suddito del re fino a quando il sovrano non si infatua cosi follemente di Anna Bolena da staccare la Chiesa inglese da quella di Roma, dopo il rifiuto del papa di sciogliere il primo matrimonio del re con Caterina d’Aragona. Enrico VIII spera che l’autorevole vescovo sia dalla sua parte, ma si sbaglia: il coraggioso Fischer gli manda a dire che mai e poi mal l’avrebbe seguito in quell’assurda decisione. Rifiutatosi di giurare l’atto di successione (che invalida il primo matrimonio del re) e l’atto che dichiara il re capo supremo della Chiesa Inglese, Giovanni viene condannato a morte.
Aneddoti
• Il papa Paolo III cerca di salvare il suo fedele e coraggioso vescovo conferendogli il prestigioso e autorevole cappello cardinalizio, ma Enrico VIII gli manda a dire che, mandato il copricapo, non si sarebbe più trovata la testa dove posizionarlo.
• All’alba del 22 giugno è avvisato che alle ore 9:00 di quello stesso giorno sarebbe stato decapitato: Giovanni chiede di poter dormire ancora qualche ora, perché deve proteggere la sua salute precaria.
Spiritualità
Grande spirito di preghiera e di povertà. Molto impegno nell’attività pastorale per la diocesi.
Morte
Il giorno del supplizio si veste con molta cura, affermando che è il giorno delle Nozze. Mentre sale al patibolo legge il Vangelo di Giovanni, in cui si parla della vita eterna. Alla folla, che assiste all’esecuzione, dice che muore perché fedele alla Chiesa cattolica. Poco prima di essere decapitato intona il Te Deum. Il suo corpo, privato della testa e denudato, è lasciato tutto il giorno sul patibolo. Di notte alcuni amici lo seppelliscono nel cimitero di Ognissanti, a Barking. La testa, conficcata su di un palo, viene esposta sul ponte di Londra, dove rimane per due settimane; è poi tolta e gettata nel Tamigi, per lasciar posto a quella del amico Tommaso Moro, giustiziato per lo stesso motivo. Giovanni viene canonizzato da Pio XI nel 1935.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi