San Bartolomeo, Apostolo, martire e patrono di Benenvento e dei conciatori di pelle. Cana di Galilea (Palestina) ? – Siria, I sec. Il suo vero nome è Natanaele (Gv 21,2), che significa “dono di Dio”. E’ amico di Filippo, al quale, quando gli dice: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, figlio di Giuseppe, di Nazareth”, risponde diffidente: “Da Nazareth può venire qualcosa di buono?”. Filippo, senza cercare di convincerlo con le parole, lo porta direttamente da Gesù che, appena vede Bartolomeo, gli dice: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”. Egli replica: “Come mi conosci?”, e Gesù: “Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi”. Udite queste parole, svanisce in lui ogni dubbio e dice: “Rabbì, tu sei il figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!“. Allora Gesù sorridendo gli risponde: “Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!” e aggiunge: “In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo” (Gv 1, 45-51). Tre giorni dopo il suo incontro con Gesù ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea. La madre di Gesù era là. Alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli, forse da Bartolomeo stesso. Infatti, è probabile che lo sposo o la sposa fossero suoi parenti o amici. Bartolomeo assisterà ai miracoli di Gesù, alla sua risurrezione e anche alla sua ascensione al cielo. Annuncia il Vangelo in Armenia, India e Mesopotamia. Guarisce i malati e in modo particolare, gli indemoniati.
Morte
Quando guarisce la figlia del re dell’Armenia Polimio, tutta la famiglia reale diventa cristiana. I sacerdoti pagani, servendosi della complicità del fratello del re Astiage, lo fanno catturare e torturare e poi lo condannano alla morte persiana: essere scorticato vivo e quindi crocifisso. Dal X secolo le sue reliquie sono venerate nella chiesa di San Bartolomeo, nell’Isola Tiberina a Roma. Il suo cranio si conserva nel duomo di san Bartolomeo di Francoforte.
Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi