“Totus Tuus”, diceva Giovanni Paolo II. “Questa formula – spiegava – non ha soltanto un carattere pietistico, non è una semplice espressione di devozione: è qualcosa di più. L’orientamento verso una tale devozione si è affermato in me nel periodo in cui, durante la seconda guerra mondiale, lavoravo come operaio in fabbrica. In un primo tempo mi era sembrato di dovermi allontanare un po’ dalla devozione mariana dell’infanzia, in favore del cristocentrismo. Grazie a san Luigi Grignion de Montfort compresi che la vera devozione alla Madre di Dio è invece proprio cristocentrica, anzi è profondissimamente radicata nel Mistero trinitario di Dio, e nei misteri dell’Incarnazione e della Redenzione”. La testimonianza di Papa Wojtyla da una parte permette di comprendere ancora una volta il ruolo fondamentale della Vergine Maria nella vita della Chiesa, dall’altra mette in luce la figura di un santo teologo e missionario che ha condotto innumerevoli cristiani verso l’autentica fede in Dio.
Si tratta di Luigi Maria Grignion. Luigi, secondo di diciotto figli, nasce nel 1673 in Francia da una famiglia bretone profondamente cristiana. Nonostante le difficoltà economiche, frequenta il collegio gesuita di san Tommaso Becket a Rennesm e poi si trasferisce a Parigi per studiare alla Sorbona. Entra nel seminario di San Sulpicio e a 27 anni viene ordinato sacerdote. La forte spiritualità di Grignion si palesa subito dinanzi agli occhi di tutti. Alcuni, infatti, raccontano di averlo visto per un giorno intero in adorazione come “un angelo sull’altare”. In un’epoca di grandi conflitti sociali e teologici si impegna nella difesa della fede cattolica dal razionalismo, dal protestantesimo, dal gallicanesimo e dal diffuso giansenismo. Nominato cappellano dell’ospedale di Poitiers, si distingue per la carità a favore di malati e poveri. La dedizione incondizionata e lo zelo missionario nei loro confronti sono mal visti da alcuni sacerdoti e per questo motivo viene allontanato dall’incarico.
Decide così di recarsi dal Papa per chiedere consiglio e dopo due mesi Clemente XI gli conferisce il titolo di Missionario Apostolico invitandolo a dedicarsi all’evangelizzazione della Francia. Luigi, che amava definirsi “servo di Maria”, prima di tornare nel suo Paese visita la Santa Casa di Loreto, attratto da Gesù che, nel focolare di Nazaret, viveva sottomesso alla Madre. In Francia si adopera nella missione a favore dei popoli rurali della nativa Bretagna e della Vandea e nell’edificazione della Chiesa, non solo spirituale, ma anche fisica, ricostruendo materialmente alcune cappelle. San Luigi, secondo Giovanni Paolo II, “non propone una teologia senza influsso nella vita concreta e nemmeno un cristianesimo ‘per procura’, senza assunzione personale degli impegni derivanti dal Battesimo. Al contrario, egli invita ad una spiritualità intensamente vissuta; stimola ad un dono, liberamente e consapevolmente deciso, di sé a Cristo e, mediante Lui, allo Spirito Santo e al Padre”.
Il santo francese, convinto che la Vergine sia la strada per trovare Gesù Cristo, fonda la sua pastorale sulla centralità del culto mariano, la diffusione della preghiera del Rosario e l’organizzazione di processioni e celebrazioni a lei dedicate. “Tutta la nostra perfezione – scrive – consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù” e imitare Maria, vuol dire seguire “la creatura più conforme a Gesù”. E ancora: “Quando lo Spirito Santo trova la Vergine nel cuore di un uomo, corre e vola lì”. Come fine teologo studia anche il significato della Croce nella vita cristiana. In essa vede la fonte di una superiore sapienza, incarnata e crocifissa, che insegna all’uomo a preporre la fede alla ragione orgogliosa, la retta ragione ai sensi ribelli, la morale alla volontà sregolata, l’eterno al contingente e al transitorio. Conosce la sofferenza della persecuzione dentro e fuori la Chiesa, nonostante la stima di cui gode tra i fedeli. Il vescovo di Nantes, infatti, nega la benedizione del Calvario da lui costruito col contributo di molti, al termine della missione a Pontchâteau.
L’opera, distrutta e ricostruita più volte – prima sotto Luigi XIV, poi durante la Rivoluzione Francese – non getta mai nello sconforto il missionario: “Se non possiamo edificare qui la croce – afferma – la edificheremo nel nostro cuore”. Negli ultimi anni di vita va a predicare nelle diocesi di Luçon e di La Rochelle, chiamato dai rispettivi vescovi, apertamente antigiansenisti. Muore di polmonite nel 1716, a 44 anni, mentre partecipa ad una missione. Al suo capezzale si raduna tutto il popolo per ricevere la benedizione. Beatificato da Leone XIII nel 1888 e canonizzato da Pio XII nel 1947, è inserito nel calendario generale della Chiesa nel 1996 da San Giovanni Paolo II che, come accennato all’inizio, ne trae il motto del pontificato “Totus tuus”. Fondatore della Compagnia di Maria e delle Figlie della Sapienza, San Luigi Maria è ricordato per molte opere e in particolare per il Trattato della vera devozione alla santa Vergine, testo ritrovato nel 1842 e divenuto punto di riferimento della spiritualità mariana mondiale.