“Dio mi ha dato una madre e un padre più degni del cielo che della terra”. Le parole di Santa Teresa del Bambino Gesù rivolte ai suoi genitori, anch’essi saliti agli onori degli altari, mostrano come i cristiani siano chiamati alla via della santità nella quotidianità della vita familiare. L’esempio del papà e della mamma di Santa Teresa, Louis Martin e Marie-Azélie (detta Zélie) Guérin, può essere un aiuto per tutti, soprattutto in questo periodo di forzata permanenza domestica dovuta al Covid-19. Le tensioni e le difficoltà che forse qualcuno sta vivendo possono essere superate riscoprendo il dono dell’amore e della coesione in famiglia secondo i princìpi della fede, lasciandosi formare alla “scuola di Cristo”, grazie alla luce irradiata da questi testimoni del Regno di Dio.
A livello ecclesiale, il cammino dei Santi Louis e Zélie inizia nel 1994 con Giovanni Paolo II che proclama le loro virtù eroiche e continua con la beatificazione del 2008 a Lisieux, sotto il pontificato di Benedetto XVI, a seguito del riconoscimento di un miracolo per loro intercessione, ossia il salvataggio della vita di Pietro Schilirò, un bambino di Monza nato con una gravissima malformazione ai polmoni; si conclude con la canonizzazione del 2015 – esattamente 90 anni dopo quella della loro figlia – nel corso della XIV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. È un caso unico nella storia della Chiesa che due coniugi, non martiri, vengano canonizzati insieme!
Ma chi sono Louis e Zélie? Louis nasce nel 1823, ed è un uomo di fede e di preghiera, che da giovane vorrebbe consacrarsi a Dio entrando in monastero ma, scoraggiato dallo studio del latino, si orienta verso il mestiere di orologiaio. Anche Zélie vorrebbe diventare una religiosa ma viene sconsigliata di seguire questa strada per via della salute precaria. Allora diventa esperta nella fabbricazione dei merletti diventando la titolare di una piccola attività. Tra i due, quasi per caso, un giorno scoppia un autentico “colpo di fulmine” e, dopo appena 3 mesi di fidanzamento, decidono di convolare a nozze. Per dieci mesi orientano il loro matrimonio verso la verginità fisica, ma poi, accompagnati dal confessore, si indirizzano entrambi verso il dono di sé e aprendosi alla procreazione.
“Quando abbiamo avuto i nostri figlioli – scrive Zelia nel 1877, ormai alla fine della sua vita – le nostre idee sono un po’ cambiate: non vivevamo più che per loro, questa era la nostra felicità. Insomma tutto ci riusciva facilissimo, il mondo non ci era più di peso”.
Luigi e Zelia Martin diventano così un modello d’amore coniugale, di famiglia cristiana laboriosa attenta ai figli, al prossimo, generosa verso i poveri e animata da spirito missionario, in grado di trovare, nella fede, un’esemplare armonia tra le occupazioni lavorative e gli impegni educativi.
Santa Messa quotidiana, preghiera, confessione frequente, adorazioni notturne e attività parrocchiali sono l’essenza della quotidianità del coniugi Martin che si abbandonano senza riserve alla Divina Provvidenza, nonostante vengano provati duramente dalla perdita prematura di ben quattro figli. Zélie, a proposito, scrive: “Quando ho chiuso gli occhi ai miei cari piccoli bambini e li ho seppelliti, ho provato un grande dolore, a cui mi sono tuttavia rassegnata… Molti mi dicevano: ‘Sarebbe stato meglio non averli mai avuti’. Non potevo sopportare questo linguaggio. Non trovavo affatto che le pene e le preoccupazioni potessero essere messi sulla bilancia con la felicità eterna dei miei figli. Inoltre, essi non erano perduti per sempre, la vita è corta e piena di miserie, li si troverà lassù”.
Sono i “santi della porta accanto” con i problemi e le fatiche di tutti, eroicamente normali in un progetto grandioso che Dio ha affidato a questi due sposi. Sono testimoni di una famiglia intesa come luogo dove si impara a comunicare scoprendo la bellezza del rapporto tra uomo e donna e tra genitori e figli.
Zélie muore per un cancro al seno nel 1877, mentre Louis, affetto da arteriosclerosi e da paralisi, la raggiunge 17 anni più tardi. Gli ultimi anni del papà di Santa Teresa sono una “via crucis” segnata anche dalla malattia mentale. In un momento di lucidità, Louis dice a un medico: “So perché il buon Dio mi ha inviato questa prova: non avevo mai subito alcuna umiliazione nella mia vita, e ho bisogno di averne qualcuna”.