“L’invidioso è triste e solo per colpa di un veleno mortale”

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L'invidia è un veleno mortale”, afferma fra Emiliano Antenucci, autore con il sacerdote di frontiera della Comunità Papa giovanni XXIII don Aldo Buonaiuto, del libro Invidia (Effatà editrice) su uno dei tre mali della Chiesa. Gli altri due mali sono lo sparlare degli altri e la calunnia. Originario di Vasto, Emiliano Antenucci è stato nominato da Papa Francesco missionario della Misericordia in occasione dell’Anno Santo straordinario della Misericordia. A giugno del 2016 il Papa ha benedetto e autografato l’icona originale della Vergine del Silenzio venerata durante il corso “Silenzio, parla il Silenzio”, che è stato ripreso anche in Sud America. Fra Emiliano, che ha trascorso lunghi periodi in eremi e monasteri in tutta Italia, ha scritto numerosi libri come Il cammino del silenzio, L’arte del silenzio, La Vergine del Silenzio.

Frate Emiliano, qual è l’attuale identikit dell’invidioso?
“L’invidioso 'rosica' per la felicità dell’altro, ma è triste e solo, non vede ne sé stesso e ne gli altri. Chi invidia vuole 'abortire' il sogno di Dio che c’è nell’altro. L’invidioso, prima o poi, si scopre da solo o viene scoperto. Allora gli umili saranno i primi e gli invidiosi saranno gli ultimi”.

Quanto incide l’invidia sulla vita della Chiesa?
“I veri nemici della Chiesa sono all’interno e non all’esterno. La zizzania misteriosamente cresce insieme al grano buono, per permissione divina, poi sappiamo che Dio trae dal male il bene per la nostra santificazione. Questi sono i tre mali, che Papa Francesco, cita spesso nei suoi discorsi: lo sparlare degli altri, la calunnia e l’invidia. Il Santo Padre richiama spesso l’attenzione su quanto rumore ci sia nel mondo e quanto sia importante imparare a stare in silenzio davanti a noi stessi e davanti a Dio”.

A chi è rivolto il suo ultimo libro in uscita, scritto con don Aldo Buonaiuto?
“Innanzitutto a chi si interroga sulle straordinarie parole che Papa Francesco ha dedicato al male dell’invidia. Fa bene apprezzare le qualità altrui, riconoscere i doni degli altri senza malignità e senza invidie. L’invidia provoca amarezza dentro, è aceto sul cuore. Gli invidiosi hanno uno sguardo amaro. Tante volte, quando uno trova un invidioso, viene voglia di domandare: ma con che ha fatto colazione oggi, col caffellatte o con l’aceto?
Perché l’invidia è amara. Rende amara la vita. Quant’è bello invece sapere che ci apparteniamo a vicenda, perché condividiamo la stessa fede, lo stesso amore, la stessa speranza, lo stesso Signore. Ci apparteniamo gli uni gli altri. E questo è lo splendido di dire: la nostra Chiesa! Fratellanza. Sono tante le persone che desiderano uscire dall’inferno dei pensieri e dalla confusione dei sentimenti per ascoltare la musica dell’unico e grande Silenzio: Dio”.

Perché sparliamo degli altri?
“Perché fondamentalmente siamo infelici. Una vita felice non ha tempo di sparlare e mettere il 'naso' nella vita degli altri. Nello sparlare degli altri abbiamo bisogno di trovare la nostra sicurezza ed è un modo per ripulirsi la coscienza dai propri peccati. Ci sentiamo sicuri se controlliamo il mondo intorno a noi e ci sentiamo superiori agli altri. Questa è una falsa sicurezza, perché la felicità consiste nell’abbandono del potere, del volere e dell’essere. Questo è il cammino del silenzio. Papa Francesco: 'Non giudichiamo. Non siamo ispettori delle vite altrui, ma promotori del bene di tutti'”.

Quali sono gli effetti più negativi della calunnia?
“Inventare una calunnia nei confronti degli altri ci fa sentire megalomani. L’abbassare gli altri ci fa sentire superiori agli altri. Chi accusa si giustifica, chi accusa ha degli scheletri negli armadi, ha del marcio dentro che sputa nel gettare fango agli altri. Ricordiamoci sempre che il grande calunniatore è satana e quando calunniamo siamo strumenti del male. Papa Francesco ci insegna che 'la calunnia è un cancro diabolico perché nasce dalla volontà di distruggere la reputazione di una persona, aggredisce anche il resto del corpo ecclesiale e lo danneggia gravemente quando, per meschini interessi o per coprire le proprie inadempienze, ci si coalizza per infangare qualcuno'”.

Giacomo Galeazzi: