Gesù ha autorità, ha un potere che nessun uomo possiede, per quanto sia potente o ricco: ha il potere sulla morte. Non solo sulla morte fisica, ma di tiraci fuori dalla morte che continuamente ci circonda, di trasformare il nostro dolore in Speranza, come faceva quando era tra di noi, risanando e risuscitando. Per questo è venuto Cristo.
La Sua missione era di compiere quello che l’uomo non può fare, sconfiggere questa condanna che ci portiamo tutti; vivere con Cristo significa già godere di questo frutto, la vita eterna, un frutto che poi arriverà a pienezza con la morte fisica.
E’ la presenza di Cristo che dà Speranza, per questo motivo conoscerlo è ricevere la certezza che Dio è amore, che la Sua misericordia è grande: questo rende soave perfino l’amarezza che proviamo per non avere più accanto a noi le persone amate. Questa Speranza non può che venire dal Signore, è soprannaturale, non ci appartiene: è un dono dal Cielo che va chiesto. E’ un dono della gratuità del Signore; Dio non vuole la morte, non solo quella fisica, ma tutte le morti: non vuole vederci soffrire, non accetta che siamo disperati.
La morte è sconfitta da Cristo, cantiamo ogni anno a Pasqua, e con la morte anche tutte le altre sofferenze della nostra vita che in qualche modo la fanno presente: con Gesù si trasformano in un’occasione per appoggiarci al Signore, per scoprire che questo suo potere, frutto solo del Suo Amore per noi, è presente nei fatti della nostra storia, anche in quelli più difficili, in quelli in cui non ci sembra che Dio ci stia amando.
Tante sono le cose che non capiamo, come il dolore e le ingiustizie del mondo: ma l’uomo, che vive con la Sapienza di Cristo, sa vedere Dio nella storia. C’è una sola condizione perché questo avvenga: che ci rendiamo conto che noi non abbiamo le risposte, che da soli siamo senza vita “vera”.
Il Signore non può fare nulla con quelli che credono di essere vivi e autonomi, di non aver nessun bisogno che Gesù Cristo venga a dar loro la vita, che in questo modo rendono superflua la Croce di Cristo, che se ne ridono e trattano il cristianesimo come un’alienazione, come una stupidaggine. Dio che è amore non può far altro che rispettare la loro libertà. Ma per chi oggi riconosce che da solo non ce la può fare, per chi è nella tristezza e nel bisogno e che, come la vedova di Naim a cui Cristo risuscita il figlio morto, grida a Lui, il Signore risponde mostrando che Lui ha sconfitto la morte per noi.
Così, questi giorni dedicati ai defunti sono una parola di Verità. Ci aiutano a guardare al Cielo non per piangere i nostri cari, ma pregando che possano ora essere eternamente felici nella vera patria. La Chiesa ricorda i nostri fratelli che già sono nella patria Celeste, invitandoci non solo a pregare per loro, ma con loro: perché la comunione dei Santi è tangibile, il rapporto avuto con le persone che abbiamo amato da vive non è finito, si è soltanto trasformato. Questi nostri fratelli sono presenti e vicini: saranno in comunione di Spirito insieme a noi nelle celebrazioni eucaristiche con cui ci troveremo in questo mese a pregare, nei cimiteri e nelle nostre Parrocchie.