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Francesco di Sales, perché è considerato il santo della dolcezza

San Francesco di Sales, Vescovo, fondatore dell’Ordine della Visitazione di Santa Maria e dottore della Chiesa Thorens-Gillères (Francia), 21/08/1567-Lione (Francia), 28/12/1622. E’ il primogenito di una famiglia nobile savoiarda profondamente religiosa.

Avvenimenti

  • Studia teologia, filosofia e retorica a Parigi, poi si reca a Padova, dove si laurea in diritto. Per un breve periodo fa l’avvocato.
  • Ricevuta l’ondinazione sacerdotale nel 1593, con coraggio si offre di operare come missionario sulla costa meridionale del lago di Ginevra, abitata da calvinisti. In due anni converte più di ottomila persone. Subisce anche degli attentati.
  • Famosi sono i suoi Memoriali: foglietti settimanali, che anche personalmente infila sotto le porte delle case o affigge sui muri, in cui spiega con linguaggio chiaro ed efficace le verità della fede cattolica.
  • Nel marzo 1599 si reca a Roma per sostenere l’esame per la consacrazione a vescovo. Sono presenti molti cardinali e vescovi, tra cui Baronio e Bellarmino. Risponde brillantemente e con chiarezza a trentacinque domande molto difficili. Alla fine dell’esame il papa si alza per abbracciarlo e poi si inginocchia davanti a lui.
  • Nel 1602 è eletto vescovo di Ginevra. Sceglie per la sua ordinazione episcopale l’8 dicembre, giorno della Concezione della Vergine, alla quale ha affidato tutta la sua vita.
  • Si prodiga per arginare il calvinismo, riorganizzare le parrocchie e migliorare le condizioni della povera gente; organizza conferenze per il clero ed esorta i suoi sacerdoti a insegnare il catechismo con parole semplici e chiare. Ad Annecy fonda un seminario dove si reca periodicamente. È anche direttore spirituale di san Vincenzo de’ Paoli.
  • Nel 1610 fonda con santa Giovanna Francesca di Chantal l’Ordine della Visitazione di Santa Maria.
  • Eccellente predicatore, è considerato il rinnovatore dell’eloquenza sacra. E’ instancabile  nell’attività pastorale: fa anche tre prediche in un giorno.
  • Scrive molto perché considera lo scrivere una parte importante del suo ministero. “L’introduzione alla vita devota” e il “Trattato dell’amore di Dio” sono considerati due capolavori della letteratura religiosa di tutti i tempi.
  • Ha contatti con molte persone: riesce a scrivere anche trenta lettere al giorno.
  • È dottore della Chiesa e annoverato tra le figure più autorevoli della Controriforma.

Aneddoti

  • La madre incinta di Francesco, pregando di fronte alla sacra Sindone, offre al Signore la creatura che porta nel grembo.
  • Nasce a 7 mesi, e per miracolo la madre Francesca di Sionnaz, di appena 15 anni, non perde la vita per il difficile parto.
  • Viene accusato di aver rubato una spilla di scarso valore a un domestico, il padre lo fa fustigare davanti a tutta la servitù.
  • Dall’età di 7 anni recita quotidianamente e con grande raccoglimento il Rosario.
  • Durante il soggiorno parigino, per un periodo di circa due mesi, entra in uno stato di grande abbattimento spirituale che lo porta a disperare dalla sua salvezza eterna. Soffre terribilmente. La crisi si risolve immediatamente dopo aver pregato davanti all’altare della Madonna nella chiesa di Santo Stefano di Gres.
  • Fa il voto di castità davanti all’immagine della Madonna nella chiesa di Santo Stefano di Gres e lo rinnova successivamente nella Santa Casa di Loreto.
  • Mentre studia a Padova, forse a causa di un’infezione tifica, è ridotto in fin di vita. Riceve gli ultimi sacramenti e scrive nel testamento che dopo la morte il suo corpo sia consegnato agli studenti di medicina per le esercitazioni anatomiche.
  • Dice di lui la madre: “L’ho sempre considerato un santo, di cui non meritavo di essere madre”.
  • Al padre che aveva scelto per lui come sposa una ricca eriditiera di nome Francesca Suchet, dice che, avendola conosciuta, merita senz’altro un uomo migliore di lui.
  • La sua penna improvvisamente cessa di scrivere, Francesco l’accosta al suo cuore, e ritorna a scrivere perfettamente. Questo anedotto, chiaramente fantasioso, vuole evidenziare che in ogni suo scritto traspare la carità di Cristo.
  • Vicino alla morte, a una suora che gli chiede con insistenza un ultimo consiglio spirituale, chiede un pezzo di carta e vi scrive per tre volte la parola “umiltà”.

Personalità

Così scrive di lui il suo segretario e amico Favre: “Era per natura gioviale e affabile, nemico della tristezza e della melanconia; ciononostante manteneva un aspetto umilmente grave e maestoso, il volto dolce e sereno, unito ad una consapevolezza modesta. Non lo si vedeva mai triste né imbronciato, ma al contrario riceveva tutti con il medesimo atteggiamento lieto”. Pur avendo un carattere portato alla collera e all’autoritarismo, seppur pronto a risentirsi e a ribattere alle offese e facile alle risposte taglienti, è considerato il santo della dolcezza. Per più di venti anni frena e corregge il suo temperamento: lotta tutti i giorni senza tregua, senza mezze misure, con preghiere, digiuni, mortificazioni di ogni genere, finché l’irosità viene eliminata per sempre (per non ricomparire mai più).

Morte

Muore in breve tempo per un ictus cerebrale a Lione, mentre è in viaggio per accompagnare a Parigi la corte dei Savoia. È il 27 dicembre, festa di san Giovanni Evangelista, del quale è molto devoto. Ripetendo: “Gesù e Maria!” sopporta le inutili e barbare cure del tempo: l’applicazione di un ferro caldo sulla nuca che gli brucia e scortica la pelle. Le sue ultime parole sono: “Che importa morire in un’ora o in un’altra? Dio è il padrone assoluto. Disponga di me come gli piace. lo prenderò tutto con pazienza. Intendo morire nella fede della Chiesa cattolica apostolica romana che è l’unica vera religione”. Riposa ad Annecy, vicino alla sua figlia spirituale, santa Giovanna di Chantal. È canonizzato nel 1665 e dichiarato dottore della Chiesa nel 1877.

Tratto dal libro “I santi del giorno ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi

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