San Pio da Pietrelcina, sacerdote cappuccino, Pietrelcina (Benevento) 25-05-1887 – San Giovanni Rotondo (Foggia) 23-09-1968. E’ il quarto di sette figli di una povera famiglia di contadini. Nel 1899 riceve la prima Comunione e la Cresima. Frequenta le prime tre classi ginnasiali sotto la guida del maestro Caccavo.
Avvenimenti
• Entra nell’Ordine Cappuccino nel 1903: è ordinato sacerdote nel 1910 nella cattedrale di Benevento.
• Nel 1916 viene trasferito a San Giovanni Rotondo dove, salvo brevi interruzioni, rimane fino alla morte.
• Fonda i Gruppi di Preghiera e un grande e moderno ospedale che chiama “Casa Sollievo della Sofferenza”.
• Nel 1947 il giovane don Wojtyla si reca a San Giovanni Rotondo. Dopo la confessione chiede a padre Pio quale delle stimmate gli procuri maggiore dolore. Il cappuccino gli risponde che la più dolorosa è quella della spalla destra, sulla quale Gesù ha trasportato la pesante croce al Calvario, una piaga non conosciuta se non dopo la morte, quando fra Modestino ritrova una maglia con una grande macchia di sangue sulla spalla destra.
• Secondo l’autorevole testimonianza del professor Valdoni, chirurgo di fama mondiale, dalle stimmate di padre Pio fuoriesce, almeno, una tazza di sangue al giorno.
• Nel 1924, 1926 e 1931 il Sant’Uffizio, temendo che la religiosità popolare sconfini nel fanatismo, invita i fedeli a non visitare il frate cappuccino.
• Nell’estate 1959 gli viene diagnosticato, da illustri clinici, un grave tumore polmonare, con prognosi infausta a breve distanza. Lo stesso padre Pio, in una lettera a un suo figlio spirituale, afferma di essere stato guarito per intercessione della Madonna di Fatima. Infatti, pochi minuti dopo che la statua della Madonna è stata fatta roteare, con l’elicottero, sopra la cella del padre, le sue condizioni di salute migliorano improvvisamente.
• Nella visita apostolica del 1960 monsignor Carlo Maccari fa mettere una cancellata davanti al confessionale di padre Pio per tenere lontani i fedeli dai penitenti.
• Il 17 novembre 1962 il vescovo polacco Wojtyła gli invia una lettera in cui lo invita a pregare per una sua collaboratrice e madre di quattro ragazze, in fin di vita per un cancro alla laringe. Padre Pio confida al suo amico Angiolì (che gli legge la lettera) che a questo vescovo non si può dire di no. Il 28 novembre arriva una nuova lettera di Wojtyła, che lo ringrazia perché la sua conoscente il 21 novembre è improvvisamente guarita. Padre Pio dice, sempre ad Angiolì, di conservare queste lettere perché diventeranno importanti.
• Il 20 settembre 1968 si celebra il cinquantenario delle stimmate di padre Pio, il 22 appare per l’ultima volta ai fedeli alla finestra della sua cella: muore alle ore 2:30 del mattino successivo.
Aneddoti
• Viene utilizzata per lui, come culla, una madia di legno rosso.
• A soli 5 anni si offre in modo totale al Signore: da allora, le estasi e le apparizioni sono continue. Al direttore spirituale, che gli chiede come mai non ne abbia mai parlato prima, risponde che era convinto che fossero comuni a tutte le anime.
• E’ un fanciullo introverso, silenzioso, solitario, con pochi svaghi, tanto da definirsi «un maccherone senza sale».
• Quando durante la vita militare gli viene assegnata una divisa troppo larga, padre Pio ne approfitta per dire di se stesso: «Mia madre mi ha fatto uomo, san Francesco mi ha fatto donna (alludendo alla tonaca, n.d.a.), e il governo mi ha fatto un pagliaccio!».
• Sempre durante la vita militare ha periodici attacchi febbrili, così violenti da raggiungere la temperatura corporea di quarantanove gradi. Un signore di Prato dice al professor Lunedei di Firenze, suo medico curante, di voler andare a trovare padre Pio. L’illustre clinico si permette di definire il frate un isterico che, a forza pensare a Gesù crocifisso, si è procurato le stimmate. Padre Pio, saputa la cosa, dice al suo Penitente che quando rivedrà il professore dovrà suggerirgli di pensare intensamente di essere n bue, per vedere se gli spunteranno effettivamente le corna.
• A chi gli fa notare che la Casa Sollievo della sofferenza è troppo di lusso, il santo risponde che niente è “troppo” per chi soffre.
• Si viene a sapere che il progettista della Casa Sollievo della Sofferenza non è laureato in ingegneria; padre Pio dice che non c’è troppo da preoccuparsi, perché a lui la laurea l’aveva concessa il Signore.
• Padre Pio è visto ridere durante una predica di un confratello che parla della morte; viene chiesto il motivo e lui risponde che non è riuscito a trattenersi dalle risa perché ci sono dei predicatori che fanno ridere anche se trattano delle cose più tristi.
• Deve essere operato di ernia inguinale, rifiuta l’anestesia totale per paura che si approfitti di essa per esaminargli le stimmate. Il chirurgo gli porge un bicchiere di liquore benedettino per fargli sentire meno il dolore. Padre Pio ne assaggia appena, dicendo che altrimenti c’è il rischio che il cappuccino bisticci col benedettino.
• Sulla porta del refettorio c’è questa scritta: «Se non sei soddisfatto, ricordati dei poveri» e sopra la porta della sua cella c’è quest’altra scritta: «La croce è sempre pronta e ci aspetta ovunque».
• Sul piazzale della chiesa un ragazzo grida che per due lire si vende una foto di padre Pio. Il padre è nel coretto vecchio a pregare e, udendo la voce del ragazzo, si rivolge al Crocifisso e dice: «Gesù, ecco la differenza tra te e me: tu fosti venduto, io sono comprato!».
• Alle due e mezzo del mattino una delle sue tre sveglie suona per ricordargli di prepararsi per la Messa.
• Suo unico “vizio”: fiutare una presa di tabacco.
• Un giorno il superiore gli chiede quanti Rosari riesca a recitare ogni giorno. Padre Pio risponde trentaquattro e aggiunge che al superiore bisogna dire sempre la verità!
• Un giorno gli viene chiesto: «Padre viene mai la Madonna a visitarvi nella sua cella?». Lui risponde: «Chiedetemi piuttosto quando se ne va via»,
• Una sera si distende sul letto e, avendo dimenticato la corona, chiede al confratello che l’assiste di «prendergli l’arma» e, siccome questi non capisce, aggiunge che si riferisce alla corona del Rosario, che è la sua vera arma.
• Una ragazza, mentre viaggia in treno, viene infastidita da dei volgari giovanotti. Nello scompartimento entra un controllore che si siede vicino a lei e vi rimane per tutta la durata del viaggio. La ragazza qualche giorno dopo si reca da padre Pio e si sfoga con lui dello scarso valore morale dei giovani del tempo. Padre Pio, sorridendo, le risponde che conosce bene il problema, infatti qualche giorno prima ha dovuto per due ore fare il controllore su quel treno.
• Una pia signora perde l’amato fratello; sogna padre Pio che le dice che deve recitare duecento rosari per farlo entrare in Paradiso. Il giorno dopo si reca dal frate e, appena lo vede passare, gli chiede in lacrime dove sia l’anima del fratello. Padre Pio gli risponde che l’aveva avvisata chiaramente la notte precedente: deve recitare duecento rosari e il fratello salirà in cielo.
• Un contadino viene colpito da un forte mal di denti che persiste, nonostante invochi l’aiuto di padre Pio, e in uno scatto d’ira lancia una scarpa contro un quadretto con la foto del cappuccino. Dopo alcuni mesi si reca al confessionale di padre Pio e, appena inginocchiato, si sente dire scherzosamente dal frate che ha un bella faccia tosta a presentarsi dopo la “scarpata Che gli aveva lanciato”.
• Alla morte del dottor Sanguinetti, suo grande amico e prezioso collaboratore per la costruzione della Casa Sollievo della Sofferenza, tra lacrime e singhiozzi padre Pio arriva a dire «Gesù, se mi avessi fatto capire che moriva, io te lo avrei strappato dalla morte».
• A un prelato che gli chiede con una punta di malizia se le stimmate gli creino molto dolore, risponde che “certe cose” il Signore non le manda per giocarci a “palletta”.
• Un giovane ha l’abitudine di fare il segno della croce ogni volta che passa davanti a una chiesa. Un giorno, essendo in compagnia di alcuni amici, non fa alcun gesto di saluto al Signore e sente la voce di padre Pio che gli dice: «Vigliacco!». Andato a San Giovanni Rotondo, padre Pio gli dice che la prossima volta che si comporterà così non riceverà solo un rimprovero. ma avrà un sonoro scapaccione.
• A chi gli dice: «Padre, non credo in Dio», è solito rispondere: «Figlio, Dio crede in te». E a chi gli chiede: «Padre come faremo quando non ci sarà più?», risponde: «Andate davanti al tabernacolo. In Gesù, troverete anche me».
Personalità
E’ consapevole di avere un temperamento impetuoso che lo porta a dire: «Se non mi facevo frate sarei diventato un brigante». Dice a padre Pellegrino Funicelli: «Figlio mio ho un brutto temperamento. Spesso quando non condivido le disposizioni del superiore glielo dico chiaro e tondo, anche se rispetto scrupolosamente le sue disposizioni. Chiedo ogni giorno alla Madonna la grazia di avere un po’ della sua dolcezza e tenerezza». Sotto una scorza ruvida nasconde un animo molto sensibile e tenero. Quando Beniamino Gigli gli canta la canzone Mamma in onore della sua amata mamma “Peppa”, il più delle volte non riesce ad ascoltarla fino alla fine perché, vinto dalla commozione, si ritira per piangere in solitudine. Nella sua opera di conversione delle anime ha, a volte, un comportamento duro, brusco e persino violento che, qualora non se ne cerchi la motivazione profonda, può meravigliare, disorientare e perfino sconvolgere. A chi lo rimprovera dicendogli che, comportandosi cosi, può allontanare le anime, egli risponde che tratta le anime come il Signore gli permette di conoscerle e che, a volte, esse hanno bisogno di forti scosse per cambiare vita e allontanarsi dal male nel quale sono sprofondate. Oltre a essere un grande “medico spirituale”, qualora ce ne sia bisogno sa essere anche un deciso “chirurgo spirituale”. Le anime sconvolte dal suo atteggiamento brusco, anche se in un primo tempo si sentono sconcertate e anche risentite, se sono sinceramente desiderose di cambiare vita, ritornano sotto la sua guida spirituale. Quando si accorge che alcuni penitenti sono mossi solo dalla curiosità o rimangono arroccati nei loro peccati che tendono a giustificare, è capace di cacciarli in malo modo. Come quell’uomo sposato che ha un’amante e che va da padre Pio dicendogli di avere una crisi spirituale; il frate che ha il potere di scrutare le coscienze, balza in piedi e con violenza gli dice: «Ma che crisi spirituale! Sei un vero sporcaccione e il Signore è molto adirato con te, vattene immediatamente!».
Doni mistici e soprannaturali
• Transverberazione: è definita da san Giovanni della Croce “l’assalto del Serafino”. Il cuore Viene trapassato da un dardo o freccia misteriosa e rimane ferito, mentre l’anima raggiunge un’alta contemplazione di amore e dolore. San Pio la descrive in una lettera al padre spirituale dell’agosto 1918: «Stavo confessando i nostri ragazzi la sera del 5 agosto quando, a un tratto, fui riempito di un estremo terrore alla vista di un personaggio celeste che mi si presentò dinanzi all’occhio dell’intelligenza. Teneva in mano una specie di arnese, simile a una lunghissima lamina di ferro con una punta ben affilata; mi sembrava che da quella punta uscisse del fuoco. Vedere tutto questo e osservare che il personaggio scaglia con tutta violenza il suddetto arnese nell’anima, fu tutto una sola cosa. A stento, emisi un lamento, mi sentivo morire».
• Stimmatizzazione: consiste nel portare nel proprio corpo le cinque piaghe di Gesù crocifisso. Ecco come padre Pio la descrive, sempre per santa obbedienza, al padre spirituale: «Era la mattina del 20 dello scorso mese [20/09/1918, n.d.a.], in coro, dopo la celebrazione della santa Messa, allorché venni sorpreso dal riposo, simile a un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, nonché le stesse facoltà dell’anima, si trovarono in una quiete indescrivibile. Vi fu un totale silenzio intorno a me e dentro di me; provai subito una grande pace e abbandono alla completa privazione di tutto. Ciò avvenne in un baleno. E mentre tutto si andava operando, mi vidi innanzi un misterioso personaggio, simile a quello visto la sera del 5 agosto, ma differenziava per il fatto che aveva mani, i piedi e il costato che grondavano sangue. La sua vista mi atterrì; ciò che sentivo quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, che sentivo come sbalzare dal petto. Poi la visione del personaggio svanì e io mi vidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che sperimentai allora e che vado sperimentando continuamente quasi tutti i giorni». Le stimmate scompaiono gradualmente con l’avvicinarsi della fine della sua vita: le prime a rimarginare, circa due anni prima della morte, sono quelle dei piedi e del costato. Il 22 settembre 1968 è ancora visibile quella del palmo della mano sinistra, che scompare completamente entro un solo giorno.
• Bilocazione: consiste nel trovarsi contemporaneamente in posti diversi, in un luogo con il corpo, in un altro con lo spirito rivestito da un’immagine corporea.
• La bilocazione più nota è quella in cui padre Pio riesce a convincere nella sua camera il generale Cadorna a non suicidarsi dopo la disfatta di Caporetto. Impedisce agli aviatori anglo-americani di bombardare il Gargano: gli uomini vedono un frate con le mani piagate che occupa tutto lo spazio di cielo e inspiegabilmente non riescono a sganciare le bombe.
• Don Orione afferma con certezza di averlo visto nella basilica di San Pietro durante la canonizzazione di santa Teresa di Gesù Bambino.
• In una notte di Natale va a trovare il padre Grazio, emigrato in America per motivi di lavoro.
• Per un anno intero incontra tutti i giorni al Sant’Uffizio madre Speranza di Gesù, che dal 1937 al 1939 è indagata sui fenomeni mistici che presenta e anche sulla dottrina sull’amore misericordioso di cui è una grande apostola.
• Profumo: è un profumo misto di rosa e violetta, emanato, più che dalla sua persona, dal sangue delle stimmate. Rimane sulle cose che tocca e si avverte anche a distanza: evidenzia la sua presenza in quel momento. E’ un segno di protezione, avviso, premio, ma anche un richiamo. Il profumo di giglio rappresenta un invito alla castità, quello di viole l’accoglimento della grazia invocata, quello d’incenso un invito alla preghiera, un odore sgradevole simile all’acido fenico un rimprovero.
• Scrutazione dei cuori: soprattutto nel confessionale, ma anche fuori da esso, sa in anticipo quello che la persona che gli è vicina vuole dire o, addirittura, quello che vuole nascondere.
• Il famoso scultore Francesco Messina nel 1949 viene convinto da un amico ad andare da padre Pio. Arrivati la sera, i due riescono a essere entrambi ricevuti dal padre, che si è già ritirato in cella e che dice loro di andare in sacrestia a prepararsi per la Confessione. Sceso il padre, Messina gli dice di non essere pronto né psicologicamente né spiritualmente alla Confessione. Padre Pio lo tranquillizza e gli dice che lui stesso avrebbe enunciato tutti i suoi peccati, dall’infanzia fino a quel momento. Così avviene: lo scultore rimane allibito e commosso. La mattina dopo assiste alla Messa e riceve la Comunione.
• Profezia: in varie occasioni prevede con esattezza cose o avvenimenti futuri.
• Profetizza il pontificato a Montini e a Wojtyła.
• Miracoli: ridona la vista a una bambina, Gemma De Giorgi, nata senza pupille. Dopo averle dato la Prima Comunione, le traccia un segno di croce sugli occhi. La bambina, mentre sta ormando a casa in treno, si accorge di vedere sempre più nitidamente.
Spiritualità
Contribuisce alla redenzione dei fratelli mediante la Confessione, la direzione spirituale e la celebrazione dell’Eucaristia. Si offre al Signore come vittima per i peccatori e le anime purganti: «Anche tra i mistici ci sono categorie diverse. Padre Pio appartiene ai mistici dell’espiazione» (Raniero Cantalamessa). La celebrazione della Messa di padre Pio è estremamente lunga, anche perché caratterizzata da pause di preghiera, adorazione ed estasi. «Tutto ciò che Gesù ha sofferto nella sua passione, in modo inadeguato lo soffro anch’io, per quanto ciò sia possibile a una creatura umana. E questo nonostante i miei pochi meriti e solo per sua bontà». Grande devozione alla Vergine, che definisce “la bellissima Bellezza” e che onora recitando continuamente il Rosario. Accetta con totale obbedienza ogni misura restrittiva, spesso anche contraddittoria e ingiusta, presa nei suoi confronti. Tra gli anni 20 e gli anni 60 furono ben settanta tra visitatori aspostolici e ispettori dell’Ordine cappuccino che giunsero a San Giovanni Rotondo per esaminare il “Fenomeno padre Pio”. Accetta queste prove con abbandono totale al volere divino. Grande intimità con l’angelo custode. Ai suoi figli spirituali, che gli chiedono come avere il suo aiuto essendo impossibilitati ad andare a trovarlo, consiglia di inviargli il proprio angelo custode. Spirito di povertà: anche se raccomanda ai ricchi molta generosità non chiede mai direttamente denaro tanto da poter affermare: «Sfido chiunque a trovarmi uno a cui abbia chiesto 10 lire». Grande sprito di perdono, come dimostra verso l’arcivescovo Gagliardi che negli anni 20 è stato il suo più autorevole persecutore. Quando il prelato è costretto a dimettersi dalla guida della diocesi di Manfredonia e si ritrova in serie ristrettezze economiche, padre Pio si attiva presso il superiore perché gli invii parte delle offerte delle Messe. Per padre Pio l’amore per Cristo e l’amore per la Chiesa sono inseparabili. Come molti altri mistici si deve confrontare con periodi di aridità spirituale.
Morte
Alle prime ore del 23 settembre 1968 dice a padre Pellegrino, che l’assiste, che nella mattinata avrebbe celebrato la santa Messa per lui. Vuole vedere il cielo stellato e poi si siede in una poltrona e incomincia a impallidire; padre Pellegrino avvisa il superiore che il padre sta morendo. In dieci persone assistono alla sua santa e dolcissima morte. Riceve l’Unzione degli infermi e recita il Padre nostro. Chiede a padre Pellegrino che cosa c’è sulla parete che ha di fronte. Riceve la risposta: «È il ritratto di vostra madre Giuseppa». Replica padre Pio: «Ma io ne vedo due di mamme. Ci vedo benissimo: vedo due mamme». Le due sue madri, quella celeste e quella terrena sono venute a portare in Paradiso il loro figlio comune. Muore con la corona del Rosario tra le dita, ripetendo le sue parole più amate: «Gesù e Maria, Gesù e Maria, Gesù e Maria» fino a quando la voce si spegne per sempre. Viene canonizzato nel 2002.
Tratto dal libro “I santi ci insegnano a vivere e a morire” di Luigi Luzi