Chi è san Rocco di Montpellier: protettore delle malattie infettive

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San Rocco di Montpellier apparteneva ad una delle famiglie più ricche ed in vista della cittadina francese e la sua storia, in parte, lo accomuna con quella di San Francesco d’Assisi. Era un bel giovane, colto e desideroso di viaggiare per conoscere il mondo.

Sua madre era una donna molto religiosa che gli insegnò l’amore per la preghiera gli trasmise la devozione verso la Vergine Maria;  lo spinse a diventare “Servo di Cristo”  che equivaleva a seguire Gesù nelle tribolazioni terrene prima di arrivare alla gloria dei cieli. Questa è la ragione per cui sul suo petto è marchiato il simbolo di una croce rossa, che è simbolo di eterna vocazione. L’amore per la preghiera e la devozione alla Vergine si univano al suo grande amore per il prossimo, per i fratelli più sfortunati, derelitti, malati e abbandonati.

Siamo nel 1300, periodo in cui l’Europa era afflitta dal flagello della peste: il giovane Rocco non si perse d’animo né si spaventò di fronte al dilagare della tremenda epidemia. I suoi genitori morirono quando lui era poco più che ventenne: egli  distribuì ai poveri tutti i suoi averi e si mise in viaggio. Durante il suo peregrinare si fermava a curare gli ammalati ed a consolare gli afflitti.

Fu in Italia che si manifestarono i doni che il Signore gli aveva conferito: quando toccava un ammalato con le sue mani, facendo sul suo corpo il segno della Croce, questi guariva all’istante. Si trattava soprattutto di malati di peste ai quali non si avvicinava nessuno per timore del contagio

Nell’iconografia tradizionale viene rappresentato vestito da pellegrino, sul capo un cappello a tesa larga, un bastone che usava per sostenersi e sul quale erano legate delle conchiglie che usava per bere; una zucca vuota che serviva per conservare l’acqua ed una bisaccia a tracolla. A volte viene ritratto con in mano le lancette che si usavano per incidere i bubboni della peste, in conseguenza del fatto che era uno studioso di medicina. Viene inoltre rappresentato con una ferita sulla coscia in quanto lui stesso venne contagiato dal morbo.

Secondo la tradizione Rocco aveva sul petto una voglia a forma di croce proprio in corrispondenza del cuore. Viene inoltre raffigurato in compagnia di un angelo e di un cane che lo confortavano durante la malattia. L’angelo lo rassicurava circa la sua guarigione mentre il cane, ogni giorno, gli portava un tozzo di pane per sostenersi.

Quando venne in Italia soggiornò ad Acquapendente, tappa che facevano tutti i pellegrini durante il loro viaggio verso Roma. Si dice che arrivò in questo paese tra il 25 e 26 luglio del 1367 e qui si avverò il grande prodigio: un angelo lo invitò a benedire gli appestati con il segno della croce e questi, all’istante, venivano guariti. Fu così che l’epidemia si estinse. A Roma si occupò anche della cura degli ammalati dell’Ospedale Santo Spirito.

Quando tornò in patria non fu riconosciuto dai parenti, anzi fu scambiato per una spia e imprigionato. Soltanto dopo la sua morte i suoi congiunti si accorsero del terribile errore. Lo trovarono privo di vita e vicino al suo corpo c’era una tavoletta sulla quale aveva inciso queste parole: “Chiunque mi invocherà contro la peste, sarà liberato da questo flagello”.

Per questa ragione è considerato il Santo protettore delle malattie infettive, degli invalidi e dei prigionieri. Viene invocato anche come protettore dai terremoti. San Rocco fu per il mondo intero un grande esempio di carità cristiana e di solidarietà umana.

Sandro Mancinelli: