Beato Charles de Foucauld e la sua scuola di fraternità

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Una persona che ha cercato il volto del Signore seguendo il Vangelo e nutrendosi di preghiera. È Charles de Foucauld, il beato che presto sarà elevato all’onore degli altari, come recentemente comunicato dalla Chiesa. Il nuovo santo, chiamato “fratello universale”, nasce a Strasburgo (Francia) nel 1858. Orfano a 6 anni, cresce con sua sorella Marie e viene educato dal nonno, del quale seguirà la carriera militare. Nella giovinezza si allontana dalla fede conducendo una vita non certo esemplare dal punto di vista cristiano. Amante del piacere e della vita facile, mostra comunque una forte e costante volontà nei momenti difficili. Nel 1883 decide di intraprendere una rischiosa esplorazione in Marocco. La testimonianza di fede dei musulmani risveglia in lui la domanda profonda che si pone nell’intimo sull’esistenza di Dio. “Mio Dio, se esisti, fa’ che Ti conosca”, è l’interrogativo che si pone con grande insistenza.

Rientrato in Francia, colpito dalla discreta e affettuosa accoglienza della sua famiglia profondamente cristiana, si impegna per approfondire la sua ricerca chiedendo a un sacerdote di istruirlo. Guidato da don Huvelin ritrova il Signore nell’ottobre del 1886, tre anni dopo la sua partenza per l’Africa. Dinanzi a questa riscoperta è risoluto nel cercare la sua nuova strada: “Come credetti che c’era un Dio, compresi che non potevo far altro che vivere per Lui solo”. Un pellegrinaggio in Terra Santa chiarisce a Charles de Foucauld come può realizzare concretamente la sua chiamata: seguire e imitare il Figlio di Dio nella vita di Nazareth. “L’imitazione – spiegherà in seguito – è inseparabile dall’amore: è il segreto della mia vita: ho perduto il mio cuore per questo Gesù di Nazareth crocifisso millenovecento anni fa e passo la mia vita a cercare di imitarlo per quanto è possibile alla mia debolezza”.

Nel 1890 entra fra i trappisti, prima in Francia a Nostra Signora delle Nevi e poi in Siria ad Akbès. L’esperienza alla Trappa dura 7 anni e si conclude perché il Beato chiede di approfondire la sua vocazione attraverso una sorta di vita eremitica, in preghiera, adorazione, lavoro silenzioso e grande povertà. Ciò avviene inizialmente in Terra Santa presso le Clarisse di Nazareth. Tornato nuovamente nel suo Paese viene ordinato sacerdote a 43 anni nella Diocesi di Viviers. Ma l’Africa lo chiama nuovamente e così si reca nel deserto algerino del Sahara, prima a Beni Abbès, povero tra i più poveri, poi più a sud a Tamanrasset con i Tuareg dell’Hoggar. “Vedo in ogni essere umano – scrive – soprattutto un fratello, un figlio di Dio, un’anima riscattata dal sangue di Gesù, un’anima che dobbiamo amare come noi stessi”. L’esperienza con gli ultimi fa riflettere Charles de Foucauld su quale possa essere l’approccio per chi si trova nelle periferie: “Sono persuaso che ciò che dobbiamo cercare per gli indigeni delle nostre colonie non sono né una rapida assimilazione, né una semplice associazione, né una loro unione sincera con noi, ma il progresso, che sarà fortemente diseguale e dovrà essere cercato con mezzi talvolta molto diversi: il progresso deve essere intellettuale, morale e materiale”.

Nell’intensa meditazione della Sacra Scrittura brama di diventare, per ogni persona, il “fratello universale”, immagine luminosa dell’Amore del Salvatore. “Riceviamo il Vangelo – racconta –. È dal Vangelo, secondo il Vangelo che saremo giudicati… non secondo tale o tal libro del tal maestro spirituale, del tale o tal dottore, del tale o tal santo, ma secondo il Vangelo di Gesù, secondo le parole di Gesù, gli esempi di Gesù, gli insegnamenti di Gesù”. Con tutto sé stesso desidera “gridare il Vangelo con la sua vita” prendendo a modello il Cristo: “Vorrei essere buono perché si possa dire: se tale è il servo, come sarà il Maestro?”. La sera del 1° dicembre 1916 viene ucciso da una banda di predoni di passaggio, ma il sogno di condividere la sua vocazione con altre persone porta dei frutti prodigiosi. Oggi la “famiglia spirituale di Charles de Foucauld” comprende diverse associazioni di fedeli, comunità religiose e istituti secolari di laici o sacerdoti – oltre 13mila – sparsi nel mondo intero in una ventina tra istituti e comunità. Tutti seguono le regole di vita religiosa da lui scritte guardando alla Famiglia di Nazareth e che lui ha pensato potesse essere sperimentata da tutti e ovunque.

Charles de Foucauld, ha affermato Francesco in un’omelia a Santa Marta, è stato “un uomo che ha vinto tante resistenze e ha dato una testimonianza che ha fatto bene alla Chiesa”. “Guardando alla Famiglia di Nazaret – ha spiegato il Pontefice al Sinodo sulla Famiglia – fratel Charles avvertì la sterilità della brama di ricchezza e di potere; con l’apostolato della bontà si fece tutto a tutti; lui, attratto dalla vita eremitica, capì che non si cresce nell’amore di Dio evitando la servitù delle relazioni umane. Perché è amando gli altri che si impara ad amare Dio; è curvandosi sul prossimo che ci si eleva a Dio. Attraverso la vicinanza fraterna e solidale ai più poveri e abbandonati, egli comprese che alla fine sono proprio loro a evangelizzare noi, aiutandoci a crescere in umanità”.

Macario Tinti: